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Bene i politecnici e alcuni atenei non statali. Male invece le università del Sud. Questo, in estrema sintesi, il quadro della situazione dell'università italiana fotografato dal Decreto ministeriale n. 71 del 16 aprile 2012, che ripartisce una fetta significativa della quota premiale del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) per il 2012.
Le risorse assegnate agli atenei virtuosi ammontano quest'anno al 13% dello stanziamento complessivo, 910 milioni di euro (erano 830 nel 2011). Una cifra destinata a scendere al 10%, considerando l'effetto degli interventi perequativi. A beneficiare dei fondi per il merito sono anche quest'anno i politecnici di Torino (20,90% della quota premiale complessiva) e Milano (16,75%), seguiti da Venezia Ca' Foscari (16,34%), Bologna (16,30%), Roma Tor Vergata (15,96%) e Ferrara (15,79%). Chiudono il ranking alcuni atenei del Meridione, a conferma di un trend che si va purtroppo consolidando negli ultimi anni: Palermo e Catanzaro precedono Messina in fondo alla classifica.
Interessante si rivela anche l'analisi del sottofinanziamento, che si esplicita nella differenza tra le risorse attese sulla base della valutazione delle performance (soprattutto della didattica e della ricerca) e i fondi ottenuti. Le strutture più sottofinanziate sono l'Università di Bologna e il Politecnico di Torino, con un saldo negativo di oltre 60 milioni di euro. Seguono il Politecnico di Milano (-42,3), Milano Statale (-33,8), Padova (-25,8) e Roma Tor Vergata (-22,2). L'ateneo più sovrafinanziato è invece Salerno (+12,9), seguito dalla Seconda Università di Napoli (+17,7), Roma Tre (+20,1) e Bari (+20,9). Paradossale il caso di Messina, che pur figurando in fondo alla classifica del merito stilata del Miur, riceve invece un sovrafinanziamento di 54 milioni. Ciò dimostra che la distribuzione basata sulla effettiva valutazione della qualità è una prospettiva ancora lontana nel nostro Paese.
La responsabilità ricade anche sui limiti delle attuali pagelle ministeriali, che hanno determinato una fase di sospensione del processo di valutazione delle performance. Spetta adesso all'ANVUR il compito di elaborare prassi valutative più precise e affidabili, che tengano in considerazione anche il costo standard per studente. Allo stato attuale, circa un terzo delle risorse destinate a premiare il merito (poco più di 300 milioni) è assegnato in base ai risultati della didattica, mentre i restanti due terzi (circa 600 milioni) sono ripartiti sulla scorta della qualità della ricerca scientifica prodotta. Se per la didattica disponiamo di dati piuttosto attuali (si pensi ai rapporti annuali del CNVSU), per la ricerca i soli dati fruibili sono quelli elaborati dal Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca relativi al triennio 2001-2003. Considerando che il nuovo esercizio di valutazione per il quinquennio 2004-2010 è ancora ai nastri di partenza, è lecito attendersi tempi ancora lunghi per l'effettiva valutazione delle performance qualitative dei nostri atenei.
Tutto questo mentre il decreto legge sulla spending review stabilisce la riduzione al 20% del turnover nel prossimo triennio, assestando così un duro colpo alle possibilità degli atenei di operare una programmazione delle assunzioni a lungo termine. Di qui il grido d'allarme della CRUI, che nella mozione del 19 luglio ha chiesto lo slittamento dei provvedimenti di riduzione del turnover al 2013 e l'innalzamento del tetto al 40%, al fine di consentire l'arruolamento di giovani ricercatori, professori e personale tecnico-amministrativo, volto a «garantire la sostenibilità dell'offerta formativa e delle attività di ricerca e innovazione all'altezza delle sfide europee».
Andrea Lombardinilo (Luglio 2012)
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