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Secondo l'indagine The Student Route. Studenti internazionali: presenza e impatto presentata l'8 giugno 2012 in un convegno internazionale promosso da European Migration Network Italia/Ministero dell'Interno e Università Ca' Foscari di Venezia, l'Italia attrae pochi studenti internazionali. Dai dati si rileva che nell'Unione Europea a 27 la presenza di studenti internazionali è pari ad oltre un milione e 200 mila. Nonostante una notevole crescita tra il 2003 e il 2012 della presenza di studenti internazionali (da 25.246 a 64.704: +160%), l'Italia è ancora in ritardo rispetto agli altri paesi.
Per l'a.a. 2011-12 gli studenti internazionali in Italia sono 64.704 (pari al 3,8% della popolazione studentesca totale): una presenza, dunque, particolarmente bassa se rapportata sia alla media dei Paesi UE (8,6%), sia ad altri paesi come Germania (10,7%) e Gran Bretagna (21,6%).
Le difficoltà di programmazione e di rilascio dei permessi di soggiorno per motivi di studio (con l'incertezza del loro rinnovo annuale), il complesso meccanismo di riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all'estero, lo scarso livello di corsi in inglese e il Testo Unico delle leggi sull'immigrazione[1] (www.parlamento.it/parlam/leggi/02189l.htm), sono alcuni tra i maggiori ostacoli che incontra la ricerca nel nostro Paese. Secondo alcune analisi, la presenza di studenti internazionali può creare da un lato un microsistema economico che giova alle aree di accoglienza (www.fondazioneleonemoressa.org); dall'altro, può determinare un sistema di migrazioni qualificate che favorirebbe lo scambio di esperienze e di capitale umano altamente formato, presupposto per l'innovazione e lo sviluppo per i paesi di origine così come per quelli di accoglienza (www.intersos.it).
Un altro aspetto che caratterizza il nostro Paese è l'ampia quota di giovani, spesso laureati, che si trasferisce all'estero alla ricerca di condizioni di vita e di lavoro più favorevoli. Il VII Rapporto Italiani nel Mondo 2012 (www.migrantes.it) analizza i dati dell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero[2] (www.esteri.it/MAE/IT/Italiani_nel_Mondo/ServiziConsolari/AIRE.htm). Secondo l'Aire, nel 2011 i cittadini italiani tra i 20 e i 40 anni che hanno lasciato il Paese sono stati 27.616 (ovvero il 45,54% del totale degli espatriati), provenienti soprattutto dalle regioni del Centro-Nord. La maggior parte di essi resta in Europa (soprattutto in Germania, Gran Bretagna e Svizzera), mentre le mete preferite fuori dal nostro continente sono Usa, Argentina, Brasile, Cina e Australia. Tutti sono accomunati da un sentimento di sfiducia nei confronti del nostro Paese.
L'Italia è anche uno dei paesi con la quota più bassa di ricercatori stranieri nei gruppi di ricerca. Secondo l'indagine Foreign Born Scientists: Mobility Patterns for Sixteen Countries realizzata dai Politecnici di Torino e Milano insieme al National Bureau of Economics Research (University World News - 3 giugno 2012, First major survey of mobility patterns of scientists in 16 countries), nel nostro Paese uno scienziato su sei sceglie di lavorare all'estero, mentre per quanto riguarda la presenza di scienziati stranieri, l'Italia (3%) - insieme a India (0,8%) e Giappone (5%) - registra la quota più bassa. Il Canada, l'Australia, gli Stati Uniti d'America e la Svizzera (che è al primo posto) sono i paesi in cui si trovano le quote più elevate di scienziati stranieri. India, Svizzera e Olanda sono, invece, i paesi in cui si registrano le quote più elevate di scienziati che emigrano all'estero.
Migliorare la propria carriera e avere l'opportunità di lavorare con colleghi o gruppi di ricerca più prestigiosi sono le motivazioni principali che spingono i giovani scienziati a lasciare il proprio paese per andare a lavorare all'estero, una scelta irreversibile per la maggior parte di essi. Quelli che, invece, manifestano il desiderio di tornare nel proprio paese individuano l'ostacolo principale nelle condizioni del mercato del lavoro.
Domenico Lovecchio (luglio 2012)
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European Migration Network: pochi studenti internazionali nelle università italiane
[1] Il Testo Unico delle leggi sull'immigrazione sancisce la parità di diritto nell'accesso alle diverse forme di aiuto (borse di studio, residenze per studenti, eventuali riduzioni delle tasse universitarie e ad altri interventi di sostegno) fra gli studenti stranieri e quelli italiani.
[2] L'Aire contiene i dati dei cittadini italiani che hanno dichiarato spontaneamente di risiedere all'estero per un periodo di tempo superiore ai 12 mesi o per i quali è stata accertata d'ufficio tale residenza. Poiché meno di un neoemigrante su due si iscrive in media all'Aire, i dati raccolti da questa anagrafe fotografano solo una parte della reale presenza di italiani all'estero.
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