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Metà dei posti disponibili per l'accesso alle Università federali saranno destinati agli studenti provenienti dalle scuole secondarie pubbliche: priorità ai neri, ai meticci e agli indios, e particolare riguardo ai giovani provenienti da famiglie con redditi non superiori ai 450 dollari mensili (circa 350 euro). Questo, in sintesi, il contenuto del provvedimento firmato dal presidente brasiliano Dilma Rousseff il 6 agosto 2012, entrato in vigore pochi giorni fa, che ha concluso 13 anni di dibattiti parlamentari e di cui la Corte Suprema ha già confermato la piena costituzionalità. Le Università avranno quattro anni di tempo per adattarsi al nuovo sistema, ma già a partire dal prossimo anno accademico dovrà essere comunque adottata una riserva del 25%.
Il sistema delle quote si pone l'ambizioso obiettivo di riuscire a coniugare la democratizzazione degli accessi universitari con la salvaguardia della qualità del sistema formativo. I critici di questo sistema sostengono che la nuova legge non basterà da sola a correggere le diseguaglianze nell'istruzione, alla base più in generale delle differenze sociali ed economiche del Paese attualmente in rapida crescita. Le quote razziali e sociali appaiono, però, una misura d'urgenza per l'abbattimento delle diseguaglianze. Non a caso già da tempo 32 delle 59 Università federali hanno adottato misure antidiscriminatorie e lo Stato di Rio de Janeiro ha approvato da dieci anni un'analoga legge ad hoc.
L'IBGE - Instituto Brasileiro de Geografia e Estatística (l'ufficio statistico brasiliano) ha rilevato che la metà dei 196 milioni di abitanti si è autocensita come nera o meticcia, ma di questi solo il 10% accede agli studi superiori e chi lo fa, non essendo sufficientemente formato dalla scuola secondaria pubblica e supportato culturalmente dalla famiglia di origine, ha difficoltà ad affrontare le difficoltà dell'insegnamento universitario e a concludere gli studi. I dati della National Household Survey del 2007 hanno addebitano la debolezza della scolarizzazione nella fascia di età 18/24 anni alla scarsa formazione offerta dalle scuole secondarie pubbliche, che rende più difficoltosi gli studi superiori. Questo è anche il motivo che fa preferire le istituzioni private a circa i due terzi degli iscritti, in quanto esse offrono a pagamento anche i corsi propedeutici all'accesso ai corsi universitari più ambiti (quali medicina, odontoiatria e ingegneria).
Luigi Moscarelli(7 settembre 2012)
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