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Residenze universitarie
Lorenzo Dall’Olio
 


m. e. architectural book and review, Roma 2012, pp. 224
Un viaggio per immagini in alcune delle più originali residenze universitarie, in Italia e all’estero è il contenuto del volume di Lorenzo Dall’Olio, ricercatore della facoltà di Architettura dell’Università di Roma Tre e responsabile della ricerca sulle residenze universitarie svolta dal dipartimento di Progettazione e studio dell’Architettura dello stesso ateneo romano. Una ricognizione a tutto tondo nel campo dell’architettura residenziale per studenti universitari, che a partire dagli anni Ottanta ha conosciuto un’accelerazione significativa.Le Corbusier, Aalto, Gropius, Kahn, Lasdun, De Carlo, Stirling sono soltanto alcuni dei protagonisti dell’architettura che tra gli anni Trenta e gli anni Ottanta si sono dedicati allo studio di nuove modalità abitative per gli studenti universitari ed hanno realizzato progetti innovativi altamente sperimentali, al passo con le nuove istanze logistiche e funzionali del mondo accademico e studentesco. Tale dialettica ha generato sperimentazioni degne di rilievo, come il co-housing: «Il mix funzionale presente nelle residenze universitarie, con sale comuni, lavanderie, spazi per l’attività fisica, luoghi di svago e di ristoro, etc. è interessante perché determina organizzazioni distributive e spazialità, spesso di grande effetto, che potrebbero agevolmente essere presenti e arricchire anche strutture abitative per un’utenza più generica».
Alcuni esempi. La residenza Bikuben di Copenaghen (2003-2006) è un parallelepipedo a pianta quadrata caratterizzato dall’alternanza tra pieni e vuoti che si rincorrono in un moto rotatorio ascendente: all’interno 107 minialloggi si alternano a un insieme di luoghi che comprendono spazi collettivi e semiprivati.
Il colegio Mayor Sant Jordi di Barcellona (2001-2006) è strutturato in due corpi di fabbrica fortemente connotati sul piano architettonico, composti da un volume verticale di otto piani e da uno orizzontale che si estende verso uno spazio urbano non edificato. Luoghi caratteristici sono l’atrio, un giardino pensile rialzato, una palestra, due piazze. L’impatto espressivo del complesso non prescinde dalla ricerca dei materiali: zinco, mattoni, policarbonato, acciaio corten, legno e vetro.
Lo State Street Village di Chicago (2001-2003) sorge all’interno dell’Illinois Institute of Technology: un lungo edificio lineare, realizzato tramite l’accostamento di tre organismi uguali a “C” indipendenti, avvolti da una scocca metallica che arriva a coprire una parte significativa degli spazi aperti. Alla sommità dell’edificio vi sono soggiorni, spazi comuni e terrazze panoramiche.
Ben inserita nel contesto urbano è anche la Graduate House di Toronto (1996-2000), capace di ospitare circa 460 studenti: un edifico formato da corpi di fabbrica che si inseguono e sovrappongono, collegati da una serie di passaggi. Uno dei ballatoi superiori sporge sulla strada sorretto da un’imponente trave: sulla vetrata campeggia la scritta “University of Toronto”, che fornisce un chiaro segno di riconoscimento urbano e architettonico.
In Italia si segnala il campus residenziale per 250 studenti di Camerino, realizzato a poca distanza dal centro storico. Comprende una biblioteca, un centro servizi e un teatro. I 44 edifici realizzati formano un tessuto di case a schiera disposto su due direzioni, che sfruttano il pendio del terreno. Il complesso è immerso in uno scenario paesaggistico e ambientale di grande fascino. Gli appartamenti sono collegati da una serie di percorsi pedonali stretti e ravvicinati, di chiara ispirazione medievale.
Ma il modello classico delle residenze universitarie in Italia è rappresentato dai collegi universitari di Urbino, realizzati tra il 1966 e il 1983 da Giancarlo De Carlo: cinque alloggi, in grado di ospitare oltre mille studenti, si adeguano perfettamente all’andamento del terreno, grazie a una grande varietà di soluzioni architettoniche e funzionali. Più recenti le residenze del campus di Parma (2001-2007): un lungo edificio di cinque piani leggermente arcuato che ospita 215 alloggi per studenti. Sul lato opposto dell’area sorgono edifici cubici, sempre di cinque piani, che ospitano docenti e addetti. Il tutto è caratterizzato dall’uso esclusivo del mattone a vista e da asole verticali che si alternano alle parti piene. Il grande giardino centrale, ispirato ai fields dei campus americani, può sfruttare l’orizzontalità della pianura padana.
Il volume di Dall’Olio si distingue per l’ampiezza del corredo fotografico, per le descrizioni rapide e puntuali e per il formato ridotto della veste editoriale, che ne facilita e stimola la consultazione, consentendo al lettore di scoprire e apprezzare gli esempi più originali e funzionali delle residenze universitarie realizzate negli ultimi anni in Italia e all’estero, con un occhio rivolto alla sperimentazione di nuove soluzioni architettoniche, spaziali, funzionali e ambientali. Come sottolinea Dall’Olio nell’introduzione al volume, «L’incontro/scontro tra l’individuale e il collettivo, tra lo spazio di vita del singolo o di gruppi di studenti e gli spazi collettivi si traduce poi nella ricerca di un equilibrio tra altre coppie di termini: standard e flessibilità, omogeneità e variazione, economicità e qualità. Si tratta di aspetti che vanno a toccare nodi importanti dell’odierna ricerca sull’alloggio, nella quale si cerca sempre più di far convivere il contenimento dei costi di costruzione con la riconoscibilità dello spazio di vita privato all’interno di edifici plurifamiliari. Le residenze universitarie, quasi sempre realizzate con scarsi finanziamenti, sono, anche in questo senso, un terreno di sperimentazione efficacissimo».


Andrea Lombardinilo
 
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