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Eurostat, giugno 2012, pp. 224
Il volume, liberamente consultabile online, è il primo Rapporto predisposto dopo il lancio nel 2010 dell’European Higher Education Area e in vista della Conferenza Ministeriale europea di Bucarest dello scorso mese di aprile.
Risultato congiunto di Eurostat, Eurostudent ed Eurydice, con la supervisione del Bologna Follow-up Group, offre un autorevole, analitico e comparato quantitativo di informazioni sulle singole realtà nazionali, considerate sotto varie angolature, evidenziando le modifiche intervenute nel 2012 ai sistemi nazionali universitari e mettendo criticamente in risalto i passi ancora da compiere.
Il bilancio dei primi dieci anni dall’avvio del Processo di Bologna è complessivamente positivo, ma devono continuare gli sforzi comuni perché la strategia Europa 2020 diventi una realtà. La crisi attuale ha suddiviso gli Stati partner in tre gruppi, a seconda dei tagli ai finanziamenti pubblici all’università: un primo insieme di Paesi che ha reagito, lasciando inalterate o addirittura aumentando le dotazioni, contrapposto a quelli che hanno operato diminuzioni inferiori al 5% del budget annuale e a quelli che hanno imposto sacrifici molto maggiori.
Tra gli obiettivi prioritari, quello di accrescere il numero e la diversità degli studenti: è stato netto l’aumento della popolazione femminile soprattutto in determinate aree di studio (ad esempio insegnamento, medicina, medicina veterinaria, etc.), ma è ancora piuttosto basso il tasso di iscrizione dei figli dei lavoratori migranti, provenienti per due terzi da Paesi non UE. Al riguardo, sono suggerite soluzioni alternative per valutare anche le competenze acquisite in maniera non tradizionale.
La ripartizione degli studi in tre cicli è stata pienamente adottata solo in poco più della metà dei paesi sottoscrittori. Allo stesso tempo, se è risultato abbastanza generalizzato lo sviluppo di servizi adeguati di controllo qualità, che hanno focalizzato gli aspetti dell’insegnamento/apprendimento, ne è mancata l’estensione all’analisi dei servizi di supporto agli studenti e alla ricerca.
Buone notizie sul fronte dell’occupabilità dei laureati. Il recente (5 settembre 2012) Rapporto Eurostat Unemployment statistics dimostra come la formazione più elevata rappresenti ancora l’assicurazione migliore contro la disoccupazione giovanile: tasso del 16,7% per i diplomati della secondaria superiore e 5,6% dei laureati a fronte di una media UE del 21,4%. Aumentati significativamente i joint programmes, ma più lenta la crescita dei joint degrees, ostacolati da impedimenti di ordine amministrativo e normativo, che scoraggiano la mobilità studentesca, ancorata in gran parte al di sotto del 10% e molto spesso addirittura a meno del 5%, ben lontano dal traguardo del 20% da raggiungere entro il 2020.
Maria Luisa Marino
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