Vita e Pensiero, Milano 2011, pp. 216, 20 euro
Il volume raccoglie i contributi di esperti internazionali intervenuti al corso di alta formazione “Politiche pubbliche e formazione, processi decisionali e strategie, su un progetto di Aseri (Alta Scuola in Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica di Milano). Da questo confronto, è nato all’interno dell’università, primo in Italia, il centro Studi e ricerche sulle politiche della Formazione (Ceriform).
Per capire meglio l’importanza delle politiche decisionali, e quindi dei manager della formazione, Lorenzo Cantoni racconta la storia del gatto con gli stivali. Dipende da cosa vogliamo lasciare ai nostri figli (come fece il mugnaio nella favola): il mulino, l’asino o il gatto. I primi due sono l’economia con cui sostenersi nell’arco della vita, il gatto invece è l’intelligenza che investe nel futuro, che ti fa diventare signore del creato, principe ricchissimo e potente.
L’amministrazione pubblica ha bisogno di gatti con gli stivali, di manager preparati, intelligenti e capaci di suggerire ai politici le giuste decisioni da prendere per mantenere elevato lo standard dell’istruzione. Cantoni riporta anche lo studio delle Nazioni Unite su questi temi: i manager dell’amministrazione pubblica devono essere leader carismatici dotati di competenze e conoscenze utili a individuare percorsi alternativi per la promozione del bene dell’uomo. Questa deve essere al centro del processo formativo, perché la formazione non è solo utile agli studenti, ma alla società intera, che così cresce e migliora.
Nella seconda parte del libro (in tutto sono cinque), Norberto Bottani mette in luce le politiche dell’Europa, che definisce enigmatiche, poco trasparenti. Non è dando cinque milioni di euro al parco scientifico e tecnologico della Sicilia (uno dei 132 parchi in Italia) che si sostiene la ricerca e la scienza. Secondo Bottani promuovere la formazione è un’altra cosa, le politiche europee sono miopi: «La politica europea serve a tenere in piedi i rapporti di forza vigenti nel campo dell’istruzione e non a migliorare la situazione dei Paesi meno forti, dove l’apparato scolastico è debole».
La crisi dell’università è affrontata da Giuseppe Molinario, che vede una soluzione nella qualità dei manager. Ma qual è il manager che sa prendere le giuste decisioni? Quello che sa individuare la missione dell’ateneo e garantire coerenza, elaborare una pianificazione strategica, mettere a punto un piano di azione, con la definizione dei progetti. Un manager professionalmente formato e che sappia trasmettere entusiasmo, essere un modello di comportamento, garantire qualità e propositività.
Per creare una scuola pubblica in grado di competere con le scuole straniere è importante per l’Italia garantire l’accesso a tutti i giovani, in particolare ai più meritevoli. Si deve garantire la possibilità di scelta per i ceti meno abbienti tra scuola pubblica, parificata e privata con una politica fiscale di detrazioni e defiscalizzazione. Cosa che purtroppo non esiste. Sarebbe utile per la formazione di studenti meritevoli con un reddito minimo e per la scuola che – grazie alla concorrenza della privata – migliorerebbe la sua offerta.
Per Paolo Formigoni si ha una scuola di qualità se la Regione ha un’autonomia sulla scelta degli insegnanti, delle politiche scolastiche, in modo da scegliere secondo meritocrazia e non per leggi burocratiche che avvantaggiano gli insegnanti di ruolo, con scatto di anzianità.
Renata Viganò, curatrice del volume, è convinta dell’urgenza di questo lavoro di formazione per i decisori delle politiche formative. Affronta l’emergenza educativa e sostiene che la formazione è centrale per la persona, e non deve essere strumento di logiche di business. Non è utilitaristica, ma ha un fine più vasto collegato al bene comune, per questo deve essere difesa e rafforzata. È essenziale tornare al ruolo educativo della scuola che, insieme alla famiglia, costruisce il futuro di un Paese.
Marialuisa Viglione