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Il Rapporto dell'OCSE Education at a glance 2012, giunto alla sua quattordicesima edizione, evidenzia, in forma comparata, che la laurea continua ad avere una serie di effetti positivi rispetto al semplice possesso di un diploma di scuola secondaria.
Riduce la disoccupazione Nella fascia di età 25/29 anni, la disoccupazione è in media del 2,3% in meno rispetto ai diplomati di scuola secondaria. Anche gli sfiduciati NEET (Not in education, employment or training) sono mediamente calati nell'area, passando dal 16% del 1998 al 11% del 2010.
Produce un maggior reddito per gli occupati Il reddito di coloro che possiedono un titolo di studio accademico aumenta con l'età. In 17 dei 32 Paesi esaminati il premio per i laureati è più sostanzioso del 50%, con ricavi netti per gli uomini di 162.000 dollari (circa 125.000 euro). Però, a parità di preparazione, le donne guadagnano meno (in media 110.000 dollari - 85.000 euro) e solo in 5 Paesi (Finlandia, Nuova Zelanda, Slovenia, Spagna e Regno Unito) il loro introito si avvicina alla parità con quello maschile.
Accresce i vantaggi economici e sociali a lungo termine I Paesi membri ricavano mediamente oltre 100.000 dollari (circa 77.000 euro) in imposte per ogni laureato occupato, che superano di 4 volte l'investimento pubblico in istruzione. La formazione superiore influisce positivamente pure sulle aspettative di vita (ad esempio calcolate nella Repubblica Ceca in ben 17 anni in più rispetto ai non laureati) e sulla coesione sociale.
Per leggere i dati relativi all'Italia, clicca qui oppure scarica gli highlights del capitolo in pdf.
Nel periodo 1995/ 2010 - anche per effetto di riforme strutturali nei sistemi educativi dei Paesi membri - i nuovi iscritti all'università sono mediamente aumentati del 25%: fa eccezione la Francia che nel periodo ha invece conosciuto una decrescita; ma la soglia del 30% ed oltre è stata raggiunta in Australia, Belgio, Danimarca, Finlandia, Germania, Grecia, Irlanda, Corea, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Slovenia e Svezia.
La fotografia statistica del 2012 ha fatto emergere che in molti dei Paesi più industrializzati:
- permangono diseguaglianze nell'accesso all'istruzione terziaria, nonostante l'aumento degli stanziamenti in istruzione, registrato pur in tempi di rallentamento economico: Australia, Finlandia, Irlanda e Svezia vantano il miglior tasso di riuscita per i giovani provenienti da famiglie poco scolarizzate; in Italia, Portogallo, Turchia e Stati Uniti oltre il 40% di tale tipologia studentesca non completa gli studi secondari e meno del 20% ottiene la laurea. Generalmente comunque le ragazze hanno più possibilità (5%) dei colleghi di acquisire un tasso di istruzione superiore a quello dei genitori;
- è aumentato il finanziamento privato al settore dell'istruzione superiore: tra il 2000 e il 2009, in 18 Paesi la media di aumento è stata del 5%; fanno eccezione la Repubblica Slovacca (12%) e il Regno Unito (40%). Un numero crescente di Stati membri fa pagare tasse più elevate agli studenti stranieri rispetto ai nazionali con differenziazioni per settori di studio, legate alle differenze nei costi;
- permane l'impatto dell'internazionalizzazione sulle economie, sia sotto forma di introiti delle tasse universitarie, che per la crescita del mercato del lavoro: Regno Unito e Stati Uniti si confermano i più accoglienti (10% del totale degli studenti internazionali), l'Europa risulta la destinazione preferita da oltre il 41%, ma le crescenti relazioni intercorrenti tra America Latina, Area caraibica, Oceania e Asia fanno prevedere una crescita di tale zona geografica.
Si segnala, infine, che l'OCSE ha da poco istituito un apposito sito (http://skills.oecd.org) per presentare i suoi più recenti Rapporti - arricchiti da statistiche e video - sulla tematica delle competenze, che sono divenute di grande attualità negli ultimi anni.
Luigi Moscarelli (novembre 2012)
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