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L'86% degli studenti europei che hanno usufruito di una borsa di studio Erasmus sono "soddisfatti o molto soddisfatti" dal soggiorno e circa il 75% si dichiara "soddisfatto o molto soddisfatto" dalla qualità dei loro studi o stages all'estero. Più del 97% considera l'esperienza Erasmus un vantaggio per il mercato del lavoro, a cominciare dall'aver imparato lingue straniere e dall'aver studiato o lavorato in un ambiente interculturale. È questa la fotografia scattata dal 7° rapporto (anno 2011) "Scambio, occupazione e valore aggiunto" pubblicato dall'Erasmus Student Network.
Effettuato su un campione di 21.000 studenti tra i 21 e i 24 anni, il Rapporto di quest'anno esplora le aspettative lavorative di chi ha studiato all'estero: quale contributo può portare l'Erasmus all'aumento della mobilità lavorativa nell'Eurozona e alla riduzione della disoccupazione giovanile?
Il campione è stato suddiviso in due gruppi: il 71% ha studiato all'estero in media per un semestre, mentre del restante 29% che è rimasto in patria il 52% ha intenzione di partire, il 30% ancora non lo sa e il 18% esclude di chiedere una Borsa di studio Erasmus.
Per la maggior parte di questi studenti, l'aver studiato all'estero è considerato un asset strategico nella ricerca di lavoro, anche lontano dalla patria: lo considerano decisamente un vantaggio e, se potessero scegliere, tra i Paesi di destinazione preferiti figurano la Gran Bretagna (10,5%) e gli Stati Uniti (10,2%), seguiti da Germania, Francia e Spagna.
Il 60% degli studenti esprime la volontà di lavorare in un campo dove non ha alcuna esperienza mentre la metà degli intervistati (il 49%) vorrebbe lavorare in un settore diverso da quello dei loro studi. Più del 97% degli interpellati considera l'Erasmus un valore aggiunto per la ricerca del lavoro: "studiare all'estero allarga le opportunità di carriera individuale attraverso la costruzione di network, l'apprendimento di lingue straniere e il rafforzamento della fiducia in se stessi" affermano gli studenti. Secondo il rapporto il soggiorno Erasmus cambia anche le abitudini ambientali: dopo aver usato per mesi trasporti pubblici o biciclette, gli studenti tornano a casa con la consapevolezza che "la qualità dei servizi offerti in certi Paesi ha un impatto sulle scelte dei cittadini".
I Paesi che vengono scelti più spesso come destinazione sono Spagna (13,4%), Francia (9,7%), Germania (8,9%) e Regno Unito (7,3%): segue l'Italia con un certo distacco (5,9%). I primi quattro sono gli stessi Paesi di destinazione degli stage: il 21% degli interpellati ha infatti effettuato un semestre all'estero secondo l'Erasmus Placement, e lo ha fatto in Spagna (11,6%), Germania (10,9%), Francia (10,3%) e Regno Unito (9,2%). C'è da notare che il gruppo maggiore di intervistati viene dall'Italia (il 12,1%) seguiti dal Belgio (10%) e dalla Spagna (8,5%). Le aree disciplinari di provenienza sono Economia e Commercio (12,8%), seguiti da Ingegneria (11,3%) e da Lingue e Scienze umanistiche (10,9%).
Per quanto riguarda il rapporto fra mercato del lavoro e mobilità, i relatori sottolineano che tra i motivi che frenano gli studenti rispetto al lavorare all'estero vi sono "il possesso di immobili, impegni economici e legami personali nei Paesi di origine", e questo vale sia per gli studenti Erasmus che per quelli che non hanno mai studiato all'estero e non hanno alcuna intenzione di farlo: un segno, rimarca il Rapporto, che occorrerebbe promuovere di più la mobilità studentesca ad uno stadio iniziale degli studi per costruire nei giovani un approccio maggiormente dinamico e flessibile rispetto alla decisione di andare a lavorare nei Paesi dove c'è più richiesta di personale qualificato.
Manuela Borraccino (novembre 2012)
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