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È stato pubblicato a ottobre 2012 il nono rapporto del NETVAL (Network per la Valorizzazione della ricerca universitaria) dal titolo "Pronti per evolvere". Il rapporto, a cura di quattro ricercatori dell'Istituto di Management della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, ha posto l'attenzione sul ruolo svolto dagli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) delle università e degli Enti pubblici di Ricerca italiani nei processi di trasferimento tecnologico e di cultura dell'innovazione, per aumentare la competitività delle imprese e del Paese nel confronto internazionale.
L'indagine, che ha coinvolto 61 università (85,6% degli studenti universitari e l'88,2% dei docenti di ruolo), ha messo in evidenza alcuni risultati interessanti.
È diminuito il numero totale di addetti impegnati negli UTT delle università: nel 2010 erano 187 persone a tempo pieno, per una media di 3,5 unità per ogni singola università. Il numero ha avuto una forte crescita nel periodo 2004-2008, periodo di sviluppo degli UTT nelle università, per poi subire un calo fra il 2008 e il 2010. Sulla provenienza dei fondi per la ricerca, l'indagine rileva che nel 2010 il 32,4% proveniva dal governo centrale, il 21% da contratti con terzi, il 14,5% da fondi propri delle università, l'11,4% dall'Unione europea e l'8% dagli enti locali territoriali.
Gli UTT, dalla indagine del 2010, hanno offerto i propri servizi ad una sola università (90,2%), mentre gran parte degli Atenei possiede o ha partecipato ad un parco scientifico o ad un incubatore di impresa. Spesso sono proprio gli UTT a muovere la ricerca pubblica su materie relative al settore dell'innovation technology. Agli UTT spetta, infatti, gestire in modo appropriato i risultati della ricerca dal punto di vista legale e commerciale e supportare la creazione di imprese spin-off nel campo dell'innovazione tecnologica.
Ecco gli altri risultati dell'indagine in estrema sintesi:
- aumento del numero medio di invenzioni identificate nelle università (+9,9 rispetto al 2009);
- aumento delle domande di brevetti (274, +12,8% rispetto al 2009);
- aumento di brevetti concessi annualmente alle università italiane (320, +15,1 rispetto al 2009, media di 6,7 brevetti per università);
- diminuzione della spesa media sostenuta per la protezione della proprietà intellettuale (2,1 milioni di euro, -9,6% rispetto al 2009);
- calo nel numero di contratti di licenza stipulati nel corso dell'anno (63, di cui il 69% stipulati con imprese italiane e il 23% con imprese extra-europee);
Nel 2010 sono state costituite 117 nuove imprese spin-off su un totale di 990 rilevate, di cui un terzo operante nel campo dell'IT. Il 50,2% di queste ha sede al Nord, il 26,9% al Centro e il 22,9% al Sud e nelle isole. L'Emilia Romagna è la regione che ospita più spin-off (11,6%), seguita da Lombardia (11,5%), Toscana (10,6%), Piemonte (10,3%) e Lazio (7%). Tra le Università più attive nella creazione di imprese spin-off ci sono: Politecnico di Torino (8,2% delle imprese nazionali), Padova (5,3%), Bologna (4,8%), Perugia (3,7%), Cagliari e Udine (3,4%), Università della Calabria e Milano Statale (3,3%), Pisa (3,1%), Politecnico di Milano (3%), Sant'Anna di Pisa (2,9%) e Politecnica delle Marche (2,6%).
Danilo Gentilozzi (27 dicembre 2012)
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