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CUN, Lenzi: “Taglio FFO, rischiamo il collasso”
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Politica universitaria
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Riduzione dei corsi, ulteriore calo delle immatricolazioni, sforamento di bilanci degli atenei più fragili: saranno queste, denuncia il presidente del Consiglio Universitario nazionale Andrea Lenzi in un colloquio con Universitas, le conseguenze immediate del taglio di 400 milioni di euro al Fondo di Finanziamento Ordinario per l'anno 2013 decisi con la Legge di stabilità.
Se non verranno ripristinati i 400 milioni di euro precedentemente previsti, dice il presidente della Conferenza nazionale delle Facoltà di Medicina e Chirurgia, "le Università italiane garantiranno con i fondi disponibili gli stipendi del personale in servizio e si vedranno costrette alla riduzione di almeno il 20% dei servizi essenziali per il funzionamento: dalla luce al riscaldamento, dai laboratori alle biblioteche e quest'ultimi con le prevedibili conseguenze sulle infrastrutture della didattica e della ricerca e quindi sull'offerta formativa e sulle immatricolazioni". E aggiunge: "La riduzione delle entrate dallo Stato - aggiunge - provocherà lo sforamento dei bilanci di più della metà degli atenei italiani: quelli più fragili, in aree più depresse del Paese saranno i primi costretti a ridurre il numero dei corsi e quindi avranno meno appeal per i giovani".
Il calo delle immatricolazioni, -6,5% dal 2004 ad oggi, per Lenzi "è il risultato della campagna denigratoria che certa politica e stampa hanno fatto nei confronti dell'università e della profonda disattenzione verso un settore sul quale le classi politiche del resto del mondo investono". Anche se, ammette, "può essere necessaria una razionalizzazione dell'uso delle risorse e una riduzione del numero dei corsi: certamente siamo disposti a ragionare su una eventuale utilizzazione del metodo degli accorpamenti o su una politica che differenzi l'offerta di atenei con sole Lauree triennali e corsi tecnici, riservando i corsi magistrali e i dottorati ad altri o creando federazioni di atenei con differenti mission".
Secondo Lenzi, "quello che manca è soprattutto una visione complessiva del ruolo dell'alta formazione nel nostro paese, che non può essere ricondotta ad una mera concezione tecnicistica dell'università, funzionale all'economia e all'impresa. Occorre dare speranza ad un'intera generazione, e spiegare ai ragazzi ed alle famiglie perché valga la pena investire sullo studio e sulla cultura e soprattutto agire di conseguenza per assicurare le risorse per il diritto allo studio. L'università non può ridursi né all'ultimo tratto del ciclo scolastico precedente né a struttura ancillare dell'impresa. Da una parte si tratta di una fucina di libero pensiero, di cultura e di idee nella quale un giovane matura il proprio spirito critico, entra nell'età adulta e comincia ad elaborare la visione del contributo che darà alla società, visto che qualsiasi lavoro è un servizio alla collettività; dall'altra l'università non è al servizio della sola impresa a scopo di lucro, ma del Sistema-Paese, del suo sviluppo economico e della sua organizzazione".
Manuela Borraccino (gennaio 2013)
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27. Lo Spazio Europeo dell'Istruzione Superiore. Verso il 2020
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