Princeton University Press, Princeton 2012, pp. 272, nuova edizione
Le università possono giocare un ruolo determinante per la crescita economica: è la tesi sostenuta nel presente volume che, aggiornato a due anni dalla prima pubblicazione, approfondisce la trasformazione del paesaggio universitario mondiale negli ultimi anni. Alla pari delle altre forme del commercio internazionale, la competizione accademica agevola la libera circolazione delle persone e delle idee sulla base del merito, con positive conseguenze per i singoli, le università e le nazioni. E rafforza – come ha sottolineato recentemente l’autore – il ruolo futuro dell’istituzione universitaria che, secondo altri studiosi, potrebbe essere minacciato dall’avvento delle nuove tecnologie della comunicazione.
Suddiviso in sei capitoli, oltre all’introduzione e alle conclusioni finali, il saggio si avvale di numerose interviste e studi di casi concreti per avvalorare la tesi che, rispetto al passato, il “mercato del sapere” sta migliorando la qualità di un servizio reso a un numero crescente di utenti, anche nei Paesi in via di sviluppo e nelle economie emergenti.
Gli Stati Uniti dominano ancora l’ideale graduatoria dei finanziamenti destinati all’istruzione superiore e alla ricerca (rispettivamente il 40% e il 35% del totale della spesa mondiale) grazie all’attribuzione del 2,9% del PIL (nel 2005), contrapposto in media all’1,3% della Cina, dell’India, dell’Unione Europea e del Giappone. Ma la migrazione accademica, non più polarizzata soltanto da Stati Uniti e Regno Unito, sta iniziando a cambiare direzione verso altri paesi, come Australia e Singapore, e università di nuova istituzione in Cina, India (ad esempio l’Indian Institute of Technology di Madras) e Arabia Saudita (la King Abdullah University of Science and Technology di Riad).
Per attrarre le menti più brillanti, molte famose università occidentali stanno esportando il loro brand, alla pari di molte aziende di successo, creando propri campus satelliti (162, +60% nel giro di pochi anni) soprattutto nelle aree asiatiche e del Medio Oriente: è il caso di New York University e Paris Sorbonne ad Abu Dhabi e University of Nottingham a Ningbo in Cina. Si tratta di filiali all’estero destinate a soddisfare in loco le necessità formative degli studenti esteri, ben diverse dai centri istituiti in precedenza, che si limitavano a organizzare soprattutto corsi undergraduate e corsi estivi. Viene evidenziata anche l’influenza dei ranking universitari che, avviati nel 1983 da US News & World Report, come strumento guida per il consumatore americano, sono ampiamente diffusi a livello mondiale ma, nel tentativo di creare un sistema internazionale di classificazione delle università, possono determinare conseguenze lucrative.
Maria Luisa Marino
Ben Hammersley lo ha sostenuto nel corso dello stesso convegno nel suo discorso di apertura: Universities are pointless: the next industry the Internet will destroy.