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Qual è la situazione degli atenei a due anni dalla Legge Gelmini? Un processo di riforma ancora incompiuto, avviato a costo zero e privo di reali prospettive occupazionali. Si potrebbe condensare in questi termini la fase di rinnovamento che vive oggi l’università italiana dopo il varo della legge 240/2010. Sul sistema gravano molte incertezze: il nuovo esercizio di valutazione quinquennale della ricerca, la sfida dell’abilitazione scientifica nazionale, la complessa revisione della governance e dell’assetto dipartimentale, il nodo delle risorse e del reclutamento. La semplificazione non è stata ancora raggiunta: si generano sovrapposizioni e confusione, e talora le strutture di raccordo non sono state create. L’ormai cronica emergenza finanziaria, inoltre, è stata acuita dalla legge di stabilità voluta dal Governo Monti: con i tagli previsti, il Fondo di finanziamento ordinario 2013 non basta a coprire nemmeno i costi del personale degli atenei. Alla fine del “Trimestre”, sono state poste tre domande a esponenti del mondo politico e universitario che hanno partecipato a vario titolo al varo delle legge e al dibattito che lo ha accompagnato. La crisi economica e i suoi effetti sull’occupazione hanno segnato le scelte dei giovani, che si orientano verso percorsi formativi meno aleatori. È uno degli elementi che emergono dalla lettura del 46° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, che fotografa «un sistema universitario compresso tra la disillusione giovanile e i processi di un ennesimo cambiamento». I dati dell’ultima edizione del rapporto annuale dell’OCSE Education at a glance 2012 dicono che negli ultimi dieci anni sono aumentati gli studenti in mobilità. Tuttavia, se in Europa la mobilità è complessivamente alta, l’Italia mostra ancora una scarsa capacità di attrazione. L’articolo di Philip Atbach, La corruzione: una sfida cruciale per l’internazionalizzazione, analizza la situazione della corruzione nelle università nel mondo. Poiché i diplomi conseguiti all’estero hanno un valore sempre maggiore, non sorprende che siano rapidamente entrati nel settore alcuni soggetti che lavorano in modo tutt’altro che trasparente. Purtroppo il fenomeno è diffuso ovunque e non sarà facile sradicarlo. Come confermano i docenti universitari Heynemann e Tierney in un’intervista, la lotta alla corruzione non è più rinviabile: l’etica deve diventare una priorità istituzionale strategica degli atenei, non temporanea. Ewald Berning fa il punto sull’attuazione del Processo di Bologna nelle università tedesche. Le sue finalità e il suo stadio di avanzamento sono da anni, in Germania, oggetto di critiche reiterate. Tuttavia, pur avendo compiuto alcuni errori, dal 1999 a oggi l’85% dei corsi si è adeguato alle sue regole. Per approfondire questi argomenti e leggere gli altri temi presenti in “Universitas” n. 127, scaricare la rivista da qui.
Isabella Ceccarini
(febbraio 2013)
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