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Secondo il Rapporto ISTAT 2013, mentre le opportunità per i giovani in età 15-29 anni di ottenere o mantenere un impiego si sono ulteriormente ridotte dell’1,2%, il tasso di occupazione è decisamente più elevato per i laureati (66,1% Italia - 82,6% media UE) rispetto ai diplomati (50,6% Italia – 71,4% media UE).
Dal Rapporto emerge inoltre che:
- • tra i laureati fa differenza la laurea di secondo livello: rispetto al 2011 il tasso di occupazione per i laureati triennali è calato quasi del 4% (da 73,3% a 69,6%), mentre è aumentato di quasi 2 punti percentuali per le lauree specialistiche (da 73,3% a 69,6%);
- • eventuali, ulteriori percorsi formativi hanno ridotto – sia ai laureati che ai diplomati – il vantaggio di trovare prima e meglio l’occupazione. Al tempo stesso è aumentato il numero di laureati che hanno un’occupazione per la quale non è richiesta la laurea;
- • per i laureati le probabilità di successo appaiono legate ai diversi indirizzi di studio e alla classe sociale di origine. Generalmente le lauree dei gruppi scientifici garantiscono maggiori rendimenti in termini di occupabilità e di retribuzione rispetto a quelle di tipo umanistico (Medicina, Ingegneria e gruppo economico statistico hanno retribuzioni superiori del 20% rispetto ai redditi del gruppo letterario). In termini di occupabilità, provenire dalla borghesia determina un possibile vantaggio per i laureati di di secondo livello; al contrario, tra i laureati di primo livello sono gli appartenenti alla classe media ad apparire svantaggiati;
- • un voto alto di laurea e la regolarità negli studi sono sempre premianti; le esperienze formative all’estero durante gli studi perdono utilità nel tempo
- • in termini economici guadagnano di più i laureati che hanno trovato il lavoro senza fare ricorso alla segnalazione di parenti o amici e i soggetti mobili, che hanno dimostrato aspirazioni, determinazione e abilità.
Ma l’indagine statistica – integrata dal Rapporto Noi Italia 2013, predisposto anche in versione inglese – dimostra purtroppo un peggioramento degli indicatori, che distanziano la dinamica italiana in campo formativo-occupazionale rispetto alla media europea:
- • è sceso dell’8% l’indicatore relativo alla percentuale di diplomati e laureati in età 20-34 anni (si tratta di un nuovo indicatore recentemente adottato dal Consiglio Europeo all’interno del Quadro strategico per la cooperazione europea nel settore istruzione e formazione-ET 2020). Nel 2011 è stato 57,6% per l’Italia – 77,2% media UE – a fronte dell’82%, obiettivo fissato per il 2020 negli Stati UE 27;
- • nonostante l’incremento del 4,7% nel periodo 2004-11, la quota dei 30-34enni che ha conseguito un titolo universitario (o equivalente) è del 20,3%, lontana dall’obiettivo del 40% fissato da Europa 2020;
- • nel 2012 i cosiddetti NEET (Not in Education, Employment or Training) in età 15-29 anni hanno raggiunto le 2.250.000 unità (+95.000 in valori assoluti, pari al +4%), che attribuiscono al nostro Paese il triste primato nel settore rispetto ai principali Paesi UE in cui tale fenomeno, dopo la fase iniziale di crescita, si è stabilizzato.
Maria Luisa Marino
(27 maggio 2013)
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