Jaca Book, Milano 2013, pp. 160, 10,00 €
Ci sono l’ansia per l’esame e l’insofferenza per il professore noioso; la gioia per le scoperte dell’apprendimento e la solitudine di chi studia spesso isolato dagli altri. L’intera gamma di sentimenti, progetti e tentennamenti che accompagnano il quinquennio universitario sono rievocati in questa Lettera aperta, idealmente rivolta dall’economista Pierangelo Dacrema a ciascun universitario definito «un maratoneta che vuole arrivare», uno a cui non piace «bazzicare l’università per decenni e ciondolare tra aule e corridoi in assenza di risultati».
Ordinario di Economia degli intermediari finanziari nell’Università della Calabria, Dacrema intende spronare allo studio e al rigore gli studenti che affrontano gli atenei con una preparazione liceale non sempre all’altezza. Il testo non manca di accennare ai problemi creati dalla normativa precedente alla riforma Gelmini, e di evidenziare come l’aumento incontrollato di corsi fin troppo tecnici e localistici, di dubbio valore accademico, sia stato orientato più al business della formazione che alla preparazione intellettuale degli studenti.
Quel che lascia perplessi nella stesura del volume è la mancanza di dati e cifre e di un’analisi approfondita e costruttiva dei problemi dell’università italiana – primo fra tutti la scarsa connessione con il mondo del lavoro – e sul perché valga ancora la pena lottare per laurearsi, nonostante la disoccupazione colpisca anche i laureati.
In un momento in cui si parla apertamente di “distruzione dell’università” e in cui ci si chiede perché le immatricolazioni siano calate del 17% in dieci anni, ci si sarebbe aspettati dall’autore una riflessione più concreta su come tentare di uscire da una crisi che non risparmia l’istruzione superiore italiana: anche il messaggio rivolto agli studenti riteniamo che sarebbe risultato più incisivo.
Manuela Borraccino