Edizioni Erickson, Trento 2012, pp. 142.
«Un uomo di 86 anni con la forza e lo spirito di un ventenne». Con queste parole Riccardo Mazzeo definisce Zygmunt Bauman nell’introduzione a queste Conversazioni sull’educazione, una quasi-intervista (in realtà sono scambi di e-mail, ma non ci dispiace immaginare i due protagonisti seduti al tavolino di un bar di provincia davanti a un caffè) sul ruolo e il fondamento dell’educazione nella formazione della classe dirigente di domani. Mazzeo parte da un argomento, da una frase, da un elemento di discussione tratto dai quotidiani o dalla vita politica e chiede al grande sociologo di completare il discorso, di correggerlo, di ampliare la discussione fino a tirar fuori un altro argomento, che stimolerà la conversazione successiva.
Come in una collana di perle, le conversazioni si susseguono senza posa e, per alcuni temi, si evolvono fino a esplorare i punti nevralgici della “necessità” di educazione: il ruolo del consumismo moderno, la sete di potere e l’avidità del denaro, la creatività, la disabilità-anormalità come causa di politiche schizofreniche, lo scarso peso dei giovani nella vita socio-politica, la distanza tra le istituzioni politiche e le famiglie con studenti universitari a carico, le non-politiche a favore dell’occupazione giovanile (si leggano, a tale proposito, le conversazioni I giovani come bidone dei rifiuti per l’industria dei consumi e I disoccupati possono sempre giocare al lotto, non è vero?), il rapporto fra educazione nazionale ed educazione territoriale, l’aumento delle tasse universitarie che non scalfisce la quantità di domanda di accesso all’università, in sintesi l’importanza dell’educazione nello sviluppare le competenze del singolo (complessa, ma piena di contenuti condivisibili, la conversazione Pochi minuti per distruggere, molti anni per costruire).
Le risposte di Bauman sono pungenti, ironiche, pessimistiche, letterarie. Sono chiare ed esaurienti, soprattutto perché hanno la capacità di trasmettere al lettore alcuni concetti indispensabili per capire – dal punto di vista sociologico – l’importanza del momento educativo nella storia dell’umanità e in quella di ogni singolo uomo. Merito, forse, della bravura di Mazzeo nel dare un appiglio, l’esca giusta, per lo svilupparsi dell’analisi lucida di Bauman. Merito, certamente, dell’adeguatezza e freschezza intellettuale di uno studioso che ha a cuore la valorizzazione dei giovani per combattere la disoccupazione, problematica che incombe sulla nostra vita politica, economica e sociale da diversi anni.
Flavio Bellezza