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Secondo numerose autorevoli fonti, la gestione del talento (talent management) è ormai uno dei principali imperativi del dipartimento Risorse Umane nella maggior parte delle aziende, un'esigenza che la crisi economica - con i tagli ai costi e la necessità di ottimizzare l'impiego delle risorse - ha accentuato. La 'guerra dei talenti' - locuzione creata da due consulenti della McKinsey nel 1997 per indicare la competizione tra aziende per la ricerca dei talenti - è viva più che mai.
Lo dimostra la ricerca Universum Italy's most attractive employers, presentata il 26 giugno 2013 a Milano: un ranking, alla sua decima edizione, effettuato su un campione di 20.718 studenti provenienti da 39 università di tutta Italia, intervistati da gennaio ad aprile 2013 su 140 aziende. La novità di quest'anno è il sorpasso di Ferrero su Google nelle classifiche degli studenti di Economia. Per la prima volta una multinazionale italiana riesce a scavalcare Google come società preferita dagli studenti dell'area business. Seguono Unicredit, Intesa Sanpaolo e la Banca Centrale Europea. Google si conferma invece al primo posto per gli studenti di ingegneria, informatica, scienze naturali e precede altri brand italiani multinazionali come Ferrari, Barilla, Pirelli, Ducati, Luxottica.
In un'epoca di mobilità internazionale e di globalizzazione professionale, questo dato può sembrare in controtendenza. In realtà, come spiega Claudia Tattanelli, Global Director e Country Manager per l'Italia di Universum, «gli studenti italiani continuano a prediligere i grandi brand, ma si orientano soprattutto verso imprese multinazionali con radici locali, finanziariamente solide, e che assumono sia in Italia che all'estero».
Come è stato sottolineato di recente da diversi studiosi, per 'vincere la guerra dei talenti' occorre una combinazione di employer branding e di 'leadership motivante', in grado di attrarre talenti potenziali, che si trovano immediatamente immersi in un ricco bacino di possibilità. Le opportunità devono consentire un iter di carriera non troppo lento, o quantomeno una rapida acquisizione di competenze o di esperienza. La cultura di un'azienda dev'essere meritocratica, apprezzare sia le realizzazioni individuali sia quelle di gruppo, avere obiettivi che apportino benefici immediati al territorio (il paese di origine del candidato) ed esprimere il valore della cittadinanza globale. Su questo piano, le aziende italiane si candidano a vincere l'annosa sfida del talento.
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