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L'emergenza della disoccupazione giovanile nel mondo
Dopo la laurea
 


Il Rapporto dell'International Labour Organization (ILO) - un'Agenzia specializzata delle Nazioni Unite sulle tematiche del lavoro - Global Employment Trends for Youth 2013: a generation at a risk descrive la situazione occupazionale giovanile nel mondo e offre la mappa aggiornata delle stagnazioni o dei progressi realizzati per attenuare un'emergenza che accomuna l'intero Pianeta.

Si calcola che nell'anno in corso i giovani disoccupati in età 15-24 anni abbiano raggiunto il picco di 73,4 milioni (+3,5 milioni rispetto al 2007 e +0,8 milioni dal 2011), con elevati costi di ordine economico-sociale perché la mancanza di lavoro, che colpisce il segmento più debole della popolazione, ne impedisce l'inserimento attivo per lo sviluppo. Gli effetti negativi prevalgono nelle economie avanzate e nell'Unione Europea (tranne una decina di Paesi, tra cui Germania, Austria, Norvegia, Svizzera, Israele e Giappone), nel Medio Oriente e nel Nord Africa dove i giovani sono colpiti dalla crisi tre volte più degli adulti. In Italia, secondo i dati Istat, le persone 15-24enni alla ricerca di un lavoro nel secondo trimestre 2013 sono state 653.000, corrispondenti al 10,6% della fascia di età, con un tasso di disoccupazione pari al 39,5% (+0,4% rispetto al mese precedente e del 4,3% nel confronto tendenziale). Senza trascurare la lunghezza dei periodi di attesa di un lavoro o peggio lo scoraggiamento nel cercarlo, che in soli 3 anni (dal 2008 al 2010) ha fatto globalmente lievitare del 2,1% i cosiddetti NEET (Not in Education, Employment or Training) (anteriormente diminuiti dell'1,4% dal 2000 al 2008) fino a raggiungere la soglia complessiva del 15,8%, vale a dire 1 su 6.

Nei Paesi in via di sviluppo, dove vive il 90% della popolazione giovanile mondiale, il fenomeno assume soprattutto i connotati della sfida sulla qualità del lavoro offerto ai giovani, che lasciano precocemente il sistema formativo, godono di minori protezioni sociali e trovano impieghi irregolari e poco qualificati ovvero sono costretti a emigrare (27 milioni i giovani migranti internazionali nel 2010). Alle diminuite possibilità occupazionali fa ovunque da contraltare la crescita del fenomeno della sovra-qualificazione (mismatch-overeducation, superiore al 10% nella Repubblica Ceca, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Svezia e Svizzera e al 20% a Cipro e in Russia; overskills oltre il 20% in Belgio, Finlandia, Lussemburgo e Svezia), un fenomeno particolarmente sensibile nelle posizioni apicali della piramide formativa. Questa situazione, se da un lato riflette i miglioramenti in campo formativo, deteriora la posizione lavorativa dei meno formati e non soddisfa i più istruiti che, pur di lavorare, accettano attività meno consone alla loro preparazione.

L'ILO segue da vicino la problematica attraverso lo Youth Employment Programme (YEP) che, avvalendosi di una rete di esperti sparsi nel mondo, fornisce assistenza specifica soprattutto ai Paesi emergenti, ma in assenza di più rosee previsioni per l'immediato futuro, non viene ipotizzata una soluzione univoca. Sulla base della Risoluzione The Youth employment crisis: A call for action, adottata da politici, datori di lavoro e organizzazioni sindacali di 185 Paesi membri, che hanno partecipato a giugno 2012 all'International Labour Conference (ILC), è auspicata l'adozione di misure da calibrare in base alle caratteristiche nazionali: strategie volte ad accrescere domanda e accesso ai finanziamenti; sostegno agli svantaggiati (donne, diversamente abili, immigrati); facilitazioni ai giovani imprenditori; estensione dei diritti sul lavoro; potenziamento dell'istruzione e della formazione di qualità per creare sviluppo e nuovi posti di lavoro attraverso la valorizzazione del capitale umano.

Infine, anche nell'indagine ONU A million voices: The world we want è evidenziato il valore dell'istruzione di qualità, che figura al top delle aspirazioni espresse da oltre un milione di persone nei cinque Continenti per un mondo migliore.

 


Maria Luisa Marino
(settembre 2013)

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