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Svezia: maggiore autonomia alle università se si trasformano in fondazioni private
 


La questione sul livello di autonomia delle università accende sempre nuove discussioni ogni volta che un Governo mette mano a qualche riforma, perché si teme che il potere legislativo possa compromettere la vita stessa di un'istituzione. In Svezia, invece, è lo stesso ministro dell'Istruzione ad aver spinto per una maggiore autonomia delle università e lo ha fatto con una proposta di legge che sta facendo molto discutere e che verrà discussa molto probabilmente nella primavera del 2014, e dovrebbe diventare effettiva a luglio, prima delle nuove elezioni del Parlamento svedese, previste per settembre dello stesso anno.

Nelle 136 pagine del documento (Memorandum) si prospetta un'ipotetica "privatizzazione" delle università e dei college, mediante una trasformazione nella forma giuridica di fondazioni private. Il vero obiettivo della proposta legislativa è di aumentare l'autonomia delle istituzioni d'istruzione superiore, separandole in modo netto dallo Stato. Il settore dell'istruzione superiore opererebbe mediante "contratti" tra il governo e le università. In estrema sintesi, la proposta di legge prevede che le istituzioni, in caso di scelta per il cambiamento in fondazioni private, perderanno - ovviamente - la quota di fondi pubblici garantiti dal governo, ma non in modo immediato: per i primi sei anni dalla trasformazione, esse godranno di un finanziamento pari al 90% della precedente previsione di allocazione, in modo da consentire alle fondazioni di trovare nuove forme di finanziamento capaci di sostenere l'attività didattica e di ricerca. I dipendenti delle università diventeranno impiegati privati, mentre gli studenti saranno considerati "privatisti".

La proposta di legge è effetto di una discussione che, in Svezia, dura da quasi vent'anni. Esistono già due ex-università, diventate fondazioni private nei primi anni Novanta: la Chalmers University of Technology e la Jönköping University. La deadline prevista per commentare la proposta di legge è stata fissata al 15 novembre 2013, ma al momento attuale ci sono già pareri contrastanti sull'utilità pratica di questa legislazione.

Per chi è a favore della proposta si parla già di una "nuova regolamentazione delle attività universitarie mediante lo sfruttamento dello strumento contrattuale, in grado di garantire che le risorse statali destinate a Università e Ricerca possano essere utilizzate in un modo prettamente politico". Tradotto in parole povere, con questa proposta di legislazione si salvaguarderebbe la capacità finanziaria dello Stato da inutili sprechi verso istituzioni economicamente insufficienti, a favore di una concentrazione di fondi verso le strutture di eccellenza.

Le motivazioni contrarie sono semplici: il provvedimento risulta, in alcuni suoi passaggi, poco chiaro e contraddittorio, soprattutto riguardo al finanziamento delle istituzioni. Si parla, infatti, di autonomia ma si chiarisce che, scegliendo la via della trasformazione in fondazioni private, le università continueranno a ricevere fondi pubblici nei primi sei anni dal cambiamento di forma giuridica. Servirebbe, inoltre, un periodo di analisi politica e culturale sull'effetto che potrebbe avere tale tipo di nuova autonomia nel sistema d'istruzione superiore svedese.

La Swedish National Union of Students (Sveriges Förenade Studentkårer), mediante il suo rappresentante, non esprime un parere totalmente negativo sulla proposta di legge, ma osserva che i punti di discussione, su cui il Governo svedese dovrebbe fornire ampie spiegazioni, sono essenzialmente tre: perché si è scelta la forma giuridica delle fondazioni private? Come è possibile migliorare la proposta in termini di chiarezza? Come assicurare i diritti degli studenti nel passaggio da istituzione pubblica a istituzione privata? Gli studenti non vogliono essere trattati come merce a servizio delle istituzioni e chiedono un maggiore riconoscimento della loro figura nel momento di arrivare a scelte così importanti per la vita politica e sociale di uno Stato. Il vero interrogativo è capire se si arriverà a una soluzione indolore per tutti.



Danilo Gentilozzi
(10 ottobre 2013)


(Fonte: Greater autonomy for universities as foundations, University World News n. 288 - 21 settembre 2013)


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