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Sta per essere varata la nuova Legge di Stabilità e si preannuncia una battaglia all'ultimo taglio. Negli ultimi anni, il sistema universitario è stato uno dei settori più colpiti dalle cesoie governative (un totale di 1 miliardo negli ultimi quattro anni) e per il 2013 è previsto un taglio di quasi 400 milioni (-4,5% del FFO rispetto al 2012).
L'occasione per far sentire la propria voce è propizia. Il neo presidente della CRUI, Stefano Paleari, sin dal suo discorso programmatico, ha elencato quattro punti fondamentali per il rilancio dell'Università italiana: "autonomia, semplificazione, misure per la competitività e la cooperazione, finanziamento del sistema universitario italiano". Elementi che, una volta eletto, ha ribadito nella lettera del 26 settembre 2013 indirizzata al Presidente del Consiglio Enrico Letta e al Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza.
Secondo Paleari, la riforma Gelmini del 2010, pur nell'onestà di principi che intendeva inculcare all'interno del sistema universitario italiano, ha fallito il suo scopo frammentandosi nella miriade di decreti attuativi, circolari ministeriali, disposizioni in materia di finanziamento e altri decreti ministeriali minori "che ne hanno offuscato i fini per i quali era stata approvata" (Il Sole 24 Ore, Alle università va garantita vera autonomia, 07/10/2013). Ecco perché si guarda alla Legge di Stabilità come prima occasione, per il Governo, per dare nuovamente priorità all'istruzione, alla ricerca, all'intero settore educativo.
C'è un altro punto su cui il presidente della Crui sta spingendo a più riprese, ovvero il fatto che "l'Università svolge una fondamentale funzione sociale", essendo "una istituzione di servizio ai giovani e alla loro formazione, alla ricerca e alla conoscenza, alla società intera" (Lettera di candidatura alla presidenza Crui, 03/09/2013). Sempre nell'articolo del Sole 24 Ore, Paleari si chiede: "Servono le università in un Paese? È giusto che vi accedano tutti coloro che lo desiderano? È opportuno che si confrontino in termini qualitativi e quantitativi con quelle di altri Paesi? È opportuno che competano come squadre indipendenti o che creino un tessuto connettivo comune pur nella diversità?". Domande attuali alle quali è il Governo a dover dare una risposta.
Il riferimento alla funzione sociale è la questione fondamentale per capire a cosa servono realmente le Università. C'è un legame molto stretto fra quanto affermato dal presidente della Crui e quanto espresso da Papa Francesco nel suo recente viaggio apostolico in Sardegna (22 settembre 2013). Rivolgendosi al mondo della cultura, il Papa aveva parlato dell'Università come "luogo del discernimento", luogo della conoscenza della realtà, per alimentare la speranza; come "luogo in cui si elabora la cultura della prossimità", cultura del dialogo e del confronto costruttivo; infine, come "luogo di formazione alla solidarietà", elemento fondamentale per un rinnovamento delle nostre società, per non lasciare nessuno al proprio destino.
L'Università, quindi, non solo come un mezzo, ma quale istituzione avente un fine specifico: non lasciare fuori dalla porta i giovani, migliorare l'apprendimento, consentire ai capaci e ai meritevoli di giungere alla conoscenza della realtà, formare gli studenti di oggi e gli uomini del domani alla relazione con gli altri. Questo è il concetto che chi governa il Paese dovrebbe avere bene in mente, durante il lungo iter di formazione della Legge di Stabilità.
Danilo Gentilozzi (ottobre 2013)
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