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L'OECD ha pubblicato il Rapporto Skills Outlook 2013, seconda edizione di una indagine che misura le competenze degli adulti nelle due aree chiave delle capacità linguistiche e di quelle matematiche, particolarmente richieste da un mercato del lavoro in rapida trasformazione e sempre più dipendente dalle risorse tecnologiche. L'indagine si inquadra nell'ambito del PIIAC (Programme for the International Assessment of Adult Competencies) e analizza in definitiva l'efficacia dei sistemi formativi nazionali, sottolineando la necessità di potenziare gli investimenti diretti al miglioramento del capitale umano per evitare il rischio di perdere competitività nell'economia mondiale globalizzata.
Sul livello delle competenze linguistiche e matematiche, Finlandia e Giappone capeggiano l'ideale graduatoria dei Paesi con adulti più competenti (1 su 5), agli ultimi posti Spagna e Italia (1 su 20). Al contrario un adulto su cinque possiede esigue capacità del genere in Irlanda, Francia, Polonia, Regno Unito e la situazione peggiora in Italia e in Spagna dove il rapporto negativo sale mediamente ad 1 su 3. Più ampio il dislivello relativo alle abilità informatiche, che vede i Paesi del Nord Europa (Paesi Bassi, Finlandia, Svezia) capeggiare l'ideale graduatoria (40%) dei più esperti in materia, contrapposti a Spagna, Italia, Cipro, Polonia e Slovenia dove 1 adulto su 5 non possiede alcuna competenza informatica.
Gli indicatori dell'OCSE, per quanto riguarda la formazione scolastica, riferiscono che generalmente una formazione più elevata opera da passerella verso una migliore occupazione, ma lo scarto varia spesso secondo il Paese (ad es. in Canada e Stati Uniti supera di un terzo il valore rilevato in Australia, Estonia, Finlandia, Giappone, Norvegia e Repubblica Slovacca). In alcuni casi (ad es. Giappone e Paesi Bassi) i diplomati di scuola secondaria superiore appaiono addirittura più preparati dei laureati.
I progressi identificati nelle fasce giovanili della popolazione mostrano l'efficacia delle misure formative adottate nel tempo: ne è un esempio la Corea, che si colloca al terzultimo posto dei Paesi meno competenti nella fascia di età 55/65 anni, ma guadagna la seconda posizione - dopo il Giappone - dei più preparati nella fascia di età 16/24 anni. Anche nel nostro Paese il divario generazionale oltrepassa i 20 punti a vantaggio del segmento più giovane;
La correlazione tra origine sociale e competenze a svantaggio dei meno abbienti è più presente in Germania, Regno Unito, Irlanda, Stati Uniti, Italia e Polonia; in Corea e negli Stati Uniti tende a diminuire tra i più giovani. Anche gli immigrati presentano svantaggi nei confronti degli adulti autoctoni e richiedono l'adozione di adeguate politiche per la loro integrazione socio-economica;
Gli uomini appaiono maggiormente predisposti alle capacità matematiche, ma le differenze di genere restano contenute e incoraggiano i Paesi a basso tasso di occupazione femminile (ad es. l'Italia) a favorirne l'attività per utilizzarne il patrimonio di competenze a favore dello sviluppo economico nazionale. Le misure di formazione permanente attuate: superano il 60% in Danimarca, Finlandia e Norvegia, Paesi Bassi e Svezia, ma sono inferiori al 30% in Italia. I lavoratori italiani, oltre ad avere un più basso livello di competenze linguistico/matematiche, le utilizzano in maniera meno intensiva rispetto ad altri, conseguentemente alla struttura produttiva dominata dalla piccola-media industria, che non richiede ancora una più sofisticata qualificazione.
Come dare nuova linfa alla formazione degli adulti? L'OCSE suggerisce di risparmiare dai tagli i fondi destinati alla formazione, assicurare un'istruzione solida e una formazione iniziale di qualità, nonché valide opportunità formative durante l'intero arco della vita.
Leggi la sintesi in italiano.
Maria Luisa Marino (ottobre 2013)
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