|
|
|
|
La notizia si presenta come una novità assoluta: alcune università pubbliche spagnole si sono attivate per trovare donazioni tra le aziende e i privati da destinare agli studenti meno abbienti.
Il mondo accademico spagnolo ha bisogno di rivedere le proprie fonti di finanziamento e, in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, appare necessario puntare sul settore privato. I dati del 2010 sugli atenei spagnoli evidenziano tre principali fonti di finanziamento: il finanziamento pubblico diretto (78,2%), le tasse accademiche (17,6%) e altre fonti private (4,2%). Negli ultimi due anni tali percentuali si sono rovesciate. Poiché diversi fattori fanno aumentare il numero di studenti che non possono pagarsi gli studi (tra cui l'aumento delle tasse universitarie, i tagli ai finanziamenti pubblici, una selezione più severa per ottenere le borse di studio e le difficoltà economiche delle famiglie), si sta facendo strada l'idea di rivolgersi a donatori privati.
Il mecenatismo non è una novità nell'università spagnola, ma di solito finanziava la ricerca. Adelaida de la Calle, rettore dell'Università di Malaga e presidente della Conferenza dei rettori delle università spagnole (Crue) ha proposto un finanziamento per gli studenti non abbienti o per quelli che non riescono ad accedere alle borse di studio. Alcuni rettori hanno lodato la proposta, pur considerandola una misura d'emergenza per i tempi di crisi; altri ritengono che il finanziamento dell'università sia una responsabilità dello Stato, a cui non si possono sostituire i privati. La Federación de Asociaciones de Estudiantes apprezza la generosità dei donatori, ma etichetta tali misure come «semplice beneficenza, quando spetterebbe allo Stato fornire gli aiuti agli studenti».
L'università dovrebbe prendere ispirazione dagli Stati Uniti, dove la raccolta dei fondi ha da sempre un ruolo importante: secondo il Council for Aid to Education le donazioni nel 2011 hanno superato i 30 miliardi di dollari. Nel ranking universitario della raccolta dei fondi svetta l'Università di Stanford, che quest'anno ha ricevuto 709 milioni di dollari, seguita da Harvard (639) e Yale (580). Il 25% delle istituzioni si accaparra l'86% delle donazioni. Dietro queste cifre c'è un lavoro costante e impegnativo: nel 2010, ad Harvard, 250 persone lavoravano a tempo pieno nel fundraising, sostenuto da un regime tributario speciale volto a favorire le donazioni.
Gli Stati Uniti hanno una solida tradizione di filantropia nel campo dell'istruzione, oltre a numerose fondazioni e facoltosi benefattori. In Europa, al contrario, l'università ha sempre contato sulla sovvenzione pubblica come fonte principale di finanziamento. La dipendenza dal denaro pubblico, tuttavia, ha esposto il mondo accademico ai rigori delle politiche di austerità.
Anche in Spagna ci sono alcuni, ancora pochi, casi di istituzioni - soprattutto private - che ricevono finanziamenti per le ricerca o per far studiare i meno abbienti. L'Università di Navarra, ad esempio, ha una cultura consolidata di ricerca di donazioni attraverso una Asociación de Amigos y de los Alumni. La Agrupación de Alumni ha concesso 267 borse di studio per un importo pari a 2 milioni di euro; la Asociación de Amigos de la Universidad ha istituito un programma di aiuti per giovani ricercatori e per l'attivazione di master (circa 3 milioni di euro), e ha raccolto fondi per lo sviluppo di infrastrutture nell'università. Non sono certo cifre spettacolari, ma indicano la possibilità di mobilitare la società a sostegno degli atenei.
(Fonte: http://blogs.aceprensa.com/elsonar/dinero-privado-para-la-universidad/)
traduzione a cura di Elena Cersosimo (25 ottobre 2013)
|
|
|