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In attesa dei 230 milioni di euro stanziati per il 2014 dalla legge di stabilità (150 milioni a valere sul Fondo di finanziamento ordinario e altri 80 destinati ai policlinici universitari), gli atenei italiani devono fare i conti con l'ennesima (seppur lieve) decurtazione dell'Ffo, che per il 2013 risulta di poco inferiore alla quota 2012 (D.M. 700/2013): 6 miliardi e 694 milioni di euro contro i 7 miliardi 81 milioni dello scorso anno.
Gran parte del Fondo (poco più di 5 miliardi di euro) servirà a finanziare gli interventi quota base per gli atenei, che saranno determinati tenendo conto di alcuni specifici parametri. Poco più di 100 milioni sono destinati alle istituzioni a ordinamento speciale: Normale e Sant'Anna di Pisa, Sissa di Trieste, Imt di Lucca, Iuss di Pavia, Università per stranieri di Perugia, Università Foro italico di Roma. Circa 140 milioni di euro sono destinati alle Università dell'Aquila, di Camerino e Macerata, anche per sostenere le attività dei consorzi interuniversitari.
La rimanente quota di Ffo non destinata gli interventi quota base (910 milioni), sarà ripartita secondo finalità premiali e perequative: 819 milioni (pari a circa il 13,5% del totale delle risorse disponibili) saranno assegnati alle università a fini premiali: per il 34%, sulla base della qualità dell'offerta formativa e dei risultati dei processi formativi; per il 66% considerando la qualità della ricerca scientifica (fotografata dal recente esercizio di valutazione quinquennale della ricerca, Vqr 2004-2010). I rimanenti 91 milioni (pari a circa l'1,5% del totale delle risorse), saranno assegnati alle università a fini perequativi, secondo modalità di ripartizione definite con apposito decreto ministeriale.
Sul versante dell'internazionalizzazione, il decreto 700/2013 impegna 5 milioni per le chiamate dirette di studiosi ed esperti stranieri o italiani in servizio all'estero. Tra le condizioni richieste vi è il possesso di almeno uno dei seguenti requisiti: svolgimento di attività di ricerca o insegnamento a livello universitario all'estero per almeno un triennio; conseguimento di elevati risultati di ricerca; copertura di una posizione accademica equipollente in istituzioni universitarie o di ricerca estere; svolgimento di attività di ricerca e di docenza nelle università italiane per chiamata diretta autorizzata dal Miur, nell'ambito del programma di rientro dei cervelli (per un periodo di almeno tre anni).
Sul fronte dei ricercatori, il decreto stanzia 10 milioni per il rifinanziamento del programma per giovani ricercatori "Rita Levi Montalcini", mentre altri 5 milioni serviranno a reclutare ricercatori inquadrati in modalità tenure track (art. 24, comma 3, lettera b della legge 240/10). Novità anche per quanto riguarda il diritto allo studio: 6 milioni sono destinati a interventi di sostegno agli studenti diversamente abili, altri 5 a interventi di assistenza agli studenti dislessici.
Altre azioni specifiche riguardano l'incentivazione delle attività connesse alle azioni del Piano lauree scientifiche (2 milioni), interventi a favore dell'Anvur per lo svolgimento delle attività istituzionali di valutazione (3,5 milioni), il reclutamento di professori di seconda fascia (167 milioni, in ottemperanza agli articoli 18 e 24, comma 6, della legge 240/2010).
Infine, per quel concerne l'incentivazione della qualità della didattica e della ricerca, il decreto destina 50 milioni alla valutazione del complessivo impegno didattico, di ricerca e gestionale dei professori e dei ricercatori (ai fini dell'attribuzione degli scatti), nonché alla revisione del loro trattamento economico. I relativi criteri di merito accademico e scientifico saranno definiti con decreto del Ministro dell'Istruzione, di concerto con il Ministro dell'Economia.
Andrea Lombardinilo 24 ottobre 2013
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