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Sono 2.000 gli ingegneri che dovrebbero entrare nel corso dell'anno nelle aziende elettroniche ed elettrotecniche e 2mila diplomati in istituti tecnici professionali con specializzazioni in elettronica elettrotecnica e meccanica, informatica e telecomunicazioni, e istituti tecnici a indirizzo economico. Sono richiesti in particolare gli ingegneri elettronici (23,72%), elettrici (22,93%), meccanici (17,87). Le aziende assumono anche laureati in altri settori per il 5,6%.
Un terzo degli ingegneri, 600, entrano in azienda con lauree triennali, anche se il livello di specializzazione richiesto è soprattutto quello magistrale. I contratti sono a tempo determinato, apprendistato, stage e contratto a progetto e solo per il 14,29% dei casi il contratto è a tempo indeterminato. Nell'inchiesta dell'Anie (Federazione Nazionale delle imprese elettriche ed elettrotecniche), da cui emergono i dati grazie a interviste a 600 aziende federate, gli ingegneri più difficili da reperire sono quelli elettronici, seguita dai laureati in ingegneria elettrica e meccanica. Le problematiche dei neo assunti - secondo l'indagine Anie - è la poca conoscenza del mondo lavorativo, l'incapacità di adattarsi alle esigenze aziendali, la poca propensione relazionale, l'orientamento al risultato e poca flessibilità e carenza di conoscenza della lingua straniera.
Per far incontrare scuola e mondo del lavoro in anticipo l'Anie collabora con istituti tecnici e università con stage, brevi percorsi lavorativi per gli studenti. L'industria spesso supporta le tesi di laurea e la partecipazione a "carrer day" di ateneo. Nel 2012 ha istituito un comitato tecnico di educazione (Cte) per creare innovazione e valore attraverso lo scambio tra scuola e impresa: domanda e offerta si devono incontrare nell'ottica della competitività.
Marialuisa Viglione (18 novembre 2013)
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