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Durante il secondo convegno regionale del progetto INTERUV: Joint Programmes - facilitator for university internationalisation (Roma, 6-7 novembre 2013), nell'ambito dell'Azione 3 di Erasmus Mundus, è stata presentata l'indagine "Study on joint programmes" che analizza lo stato attuativo dei programmi di studio congiunti, evidenziando gli aspetti delle singole realtà nazionali e valutandone il contributo al rafforzamento dell'internazionalizzazione universitaria, auspicata dall'ultima Conferenza dei Ministri UE dell'Istruzione Superiore (Bucarest - 2012).
L'indagine, promossa dalle 15 strutture nazionali Erasmus Mundus che partecipano al progetto[1], esamina 258 risposte al questionario on-line, fornite dalle Università (32 risposte provengono da Atenei italiani) nel periodo 5 marzo - 24 aprile 2013.
L'81% delle università rispondenti conferma di aver adottato apposite strategie di internazionalizzazione per inserire i programmi congiunti nella propria offerta formativa: Ungheria, Francia, Regno Unito, Spagna e Italia sono i Paesi che li contemplano a tutti i livelli universitari.
L'organizzazione e gestione dei programmi congiunti risulta facilitata per quelli che coinvolgono un numero limitato di partners: i più frequenti coinvolgono due Atenei, con un alto tasso di rilascio del doppio titolo. In larga parte sono il risultato di iniziative istituzionali, ma ricevono un sostanziale aiuto dai programmi europei dedicati all'educazione: in Italia, accanto alle iniziative autonomamente sviluppate dalle singole Università, hanno un peso determinante i programmi attuati nell'ambito di Erasmus Mundus, Erasmus Curriculum Development e Tempus Programme.
Ancora piuttosto scarso è stato il coinvolgimento del mondo produttivo: in Italia, tra i partners non accademici, prevalgono soprattutto i centri di ricerca scientifica. I settori disciplinari in cui sono più diffusi i programmi congiunti sono: scienze sociali, economia, giurisprudenza, scienze matematiche e informatica, ingegneria, lettere e filosofia. Gli studenti coinvolti, prevalentemente provenienti dai 15 Paesi partecipanti al progetto, sono ancora contenuti nel numero (in Italia 26.880 full-time e 435 part-time) e suddivisi preferibilmente in gruppi di 20 per progetto.
Sul piano didattico, la maggior parte dei programmi di studio congiunti si sviluppa come componente aggiuntiva di preesistenti corsi (add-on option) e rilascia un doppio titolo, distinguendosi da quelli originati da specifici accordi congiunti (stand alone option), che si concludono con un titolo congiunto;
Soddisfacenti i ritorni motivazionali per le istituzioni coinvolte, riassumibili soprattutto: nell'espansione dell'offerta formativa, nell'accrescimento della visibilità internazionale, nel miglioramento dell'attrattività di studenti e di risorse finanziarie e nella costruzione della cittadinanza europea.
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Maria Luisa Marino (novembre 2013)
[1] Austria, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Slovacchia, Spagna e Regno Unito.
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