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EUROSTAT ha pubblicato il rapporto "Smarter, Greener, more Inclusive? Indicators to support Europe 2020 Strategy" che offre un'informazione analitica sullo stato attuativo della Strategia Europa 2020 nell'ultimo decennio, focalizzando l'andamento di alcuni settori quali l'occupazione, ricerca e sviluppo, i cambiamenti climatici ed energetici, l'istruzione, la povertà e l'inclusione sociale. Utilizzando dati prodotti dall'European Statistical System, il rapporto presenta un profilo per ogni Stato membro, corredandolo delle Raccomandazioni specifiche già formulate in sede europea e rappresentando graficamente la distanza rimasta ad ogni paese per raggiungere i vari obiettivi per singolo settore. Per quanto concerne più specificatamente gli indicatori relativi ai settori dell'istruzione superiore e della ricerca scientifica - innovazione, l'Italia è ancora molto distante e occupa l'ultima posizione in quanto a stato di avanzamento dell'attuazione della Strategia.
L'intera area europea è stata contrassegnata da un significativo aumento nel numero dei laureati tra i 30 e i 34 anni (+13,4%), frutto degli investimenti da parte degli Stati e delle riforme conseguenti al Processo di Bologna. L'Italia (26%) però, nonostante la crescita, risulta ancora distanziata da ben 14 punti dall'obiettivo del 40% fissato dalla Strategia EU 2020, che già nel 2012 è stato raggiunto (Cipro, Lussemburgo, Lituania, Svezia, Finlandia, Germania, Danimarca, Paesi Bassi, Austria e Lettonia) o addirittura oltrepassato (Irlanda 60%). Ungheria, Slovenia ed Estonia sono ormai vicinissime alla meta. Più in particolare, l'area Nord e Centro Europa annovera il maggior numero di paesi in linea con l'obiettivo, mentre l'Europa sud orientale ha conosciuto una crescita più rapida nel periodo 2005-2012 con cambiamenti più pronunciati in Lettonia, Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca e Ungheria. In non pochi casi (Germania, Spagna, Ungheria e Regno Unito) sono presenti differenze tra varie aree dello stesso paese.
Per l'intera area europea resta più difficile da raggiungere il tasso di mobilità universitaria, auspicato in misura del 20%, ma finora attestatosi in media tra il 3,4% di quella in entrata e il 3,3% in uscita. In molti paesi dell'Est Europa coloro che si laureano all'estero superano gli studenti esteri venuti a studiare in quei paesi, mentre in 3 Paesi (Cipro, Lussemburgo e Liechtestein) i laureati emigrano per scarsità di posti disponibili nel proprio territorio.
I provvedimenti e i finanziamenti nazionali destinati all'ambito della ricerca scientifica e all'innovazione sono ancora molto differenti tra paese e paese. L'obiettivo del 3% del prodotto interno lordo - praticamente già raggiunto da Danimarca, Germania e Austria - è stato addirittura superato in Finlandia e Svezia (4%). L'Italia (1,53%) figura tra le ultime posizioni. In forte crescita nel primo decennio del XXI secolo anche il tasso dei laureati in materie scientifiche, passato da una media Ue di 10 ogni 1.000 abitanti nel 2000 ai 14 ogni 1.000 nel 2011, con gli estremi che figurano in Lituania (23 per 1.000) e a Malta (6 per 1.000).
Luigi Moscarelli
(19 novembre 2013)
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