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L'indagine OCSE PISA 2012 (Programme for International Student Assessment) - presentata il 3 dicembre 2013 presso il MIUR, per la prima volta in contemporanea con il lancio internazionale - ha testato le competenze nella comprensione della lettura, nella matematica e nelle scienze dei quindicenni, prossimi fruitori dell'Università del futuro. Ha analizzato su scala mondiale i progressi realizzati nel periodo dai vari sistemi scolastici dei 65 Paesi, coinvolti nell'esame.
Ogni sistema formativo presenta le sue particolarità, ma l'inchiesta evidenzia un numero sorprendente di caratteristiche comuni. Gli studenti più bravi attribuiscono il loro successo all'applicazione piuttosto che all'intelligenza innata, sottolineando il ruolo dei valori veicolati dalla scuola e dal contesto sociale. I docenti svolgono un ruolo cruciale e conseguentemente i Paesi migliori pongono un accento particolare sulla loro formazione universitaria, sulle forme di reclutamento e sugli incentivi di carriera, basati sul merito e non sui meccanismi burocratici. In Asia vengono privilegiati gli aspetti selettivi, incoraggiando gli insegnanti a lavorare insieme e ad investire sulla qualità della loro attività professionale. I sistemi migliori enfatizzano l'apertura verso l'estero, cercando di mutuarne le best practices, e si impegnano a superare le diseguaglianze sociali, garantendo a tutti un insegnamento di qualità. In un'economia globalizzata la riuscita scolastica non si misura più soltanto in base ai progressi realizzati a livello nazionale, ma confrontandola con i migliori sistemi scolastici internazionali.
In tale ottica due risultati emergono chiaramente dal Rapporto.
A livello nazionale l'Italia, pur rimanendo ancora al di sotto della media dei Paesi OCSE, mostra segnali di miglioramento tanto da risultare uno dei Paesi, che hanno registrato i progressi più notevoli nelle materie scientifiche. Pur con disparità di genere più ampia della media dei Paesi più industrializzati e con ampi divari territoriali di performance, che penalizzano soprattutto il Mezzogiorno, ove si concentrano gli studenti poveri di conoscenze, ovvero quelli che non superano il 1° livello di competenze su 6.
A livello internazionale, alcuni Paesi asiatici superano il resto del mondo: Shanghai (Cina) e Singapore capeggiano la graduatoria in matematica, al punto che i loro studenti hanno ottenuto nel 2012 addirittura un punteggio equivalente a quello riportato dai loro colleghi con 3 anni in più di studio in gran parte degli altri Paesi OCSE: i risultati più impressionanti ottenuti dai loro allievi non riguardano gli esercizi, che richiedono di recitare quello che hanno appreso, bensì la capacità di applicare in maniera creativa le loro conoscenze a situazioni inedite. Hong Kong (Cina), Corea, Macao, Giappone, Liechtenstein, Svizzera e Paesi Bassi completano la rosa dei più eccellenti. Circa un terzo dei Paesi complessivamente esaminati ha migliorato le prestazioni, specie in matematica: tra questi, oltre al nostro Paese, Germania, Brasile, Israele, Messico, Polonia, Portogallo, Tunisia e Turchia. Tuttavia il 23% dei Paesi OCSE e il 32% di quelli meno industrializzati non è ancora riuscito a risolvere i problemi più semplici di matematica, rischiando - senza tali competenze - di uscire dal sistema scolastico, dovendo confrontarsi con difficoltà future.
Luigi Moscarelli (17 dicembre 2013)
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