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Enrico Decleva, Presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI), ha commentato la legge Gelmini in un'intervista concessa lo scorso 3 gennaio al quotidiano online Il Sussidiario.
Decleva ha evidenziato come questa legge "modificabile e da modificare se si dimostrerà in qualche parte inadeguata o inapplicabile, costituisce in ogni caso quanto di meglio si sia riusciti a mettere insieme in un periodo tra i più difficili della storia repubblicana. (...) La legge, da condividere senza riserve, appare come un punto di partenza dal quale prendere le mosse e su cui lavorare in un clima di larga partecipazione". Il presidente della Crui condivide le scelte principali incorporate nel testo della legge, quali la valutazione dei docenti, il nuovo articolo sul dottorato di ricerca, la nuova struttura dell'università. Elogia, inoltre, il Capo dello Stato per le preziose indicazioni date nel momento di firmare la legge. "Il Presidente Napolitano pone l'accento su aspetti reali, frutto, in un caso, di oggettiva negligenza nel controllo di coerenza dei testi, e in altri due casi di interventi parlamentari probabilmente non necessari. Niente che non possa essere verificato e rimediato".
Dopo aver ripercorso i problemi di natura finanziaria dell'iter di approvazione della legge, Decleva si sofferma sul merito relativo sia al personale universitario che agli stessi studenti. "Potrebbe e dovrebbe vincere, o avere comunque più peso, il merito, se alle norme, che vanno inequivocabilmente in questa direzione, seguiranno comportamenti coerenti. Se, soprattutto, si capirà che, d'ora in avanti, sarà vantaggioso per tutti lavorare in un'istituzione che assume e promuove i migliori e riceve risorse in proporzione".
Per Decleva la parte più difficile comincia adesso. Quali sono le cose da fare subito? "La prima è l'avvio operativo dell'Anvur. Ci sono poi tutti i decreti e i regolamenti di competenza del Ministero. Circa una quarantina, e cioè non pochi. Anche se di peso e di complessità molto disuguali. Alcuni sono urgentissimi, anche per dimostrare che si fa sul serio, a cominciare da quelli indispensabili per avviare le procedure di abilitazione". E sulle proteste degli studenti è conciso: "La protesta ha avuto in ogni caso un trattamento molto particolare dalla gran parte dei mezzi di comunicazione. Prescindendo da ogni considerazione sulla sua effettiva consistenza. Come se bastassero di per sé alcuni atti simbolici a dare per scontato un atteggiamento complessivamente contrario in realtà tutto da dimostrare".
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