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Negli ultimi due anni è “esploso” il numero delle università private in Somalia ma non cresce in proporzione la qualità dell’istruzione universitaria, scrive Ramadan Rajab in University World News. Il fenomeno era già noto da alcuni anni, quando era stato segnalato l’aumento esponenziale degli atenei privati, la maggior parte dei quali finanziati dalla diaspora somala (come riportato in un articolo di Universitas), a dispetto della mancanza di sicurezza che affligge il Paese: diverse aree, infatti, non sono sotto il controllo del governo e la Somalia ha il tragico primato in cima agli “Stati falliti” (ora denominati “Stati fragili”). Fino alla caduta del regime di Siad Barre nel 1991, il Paese aveva un’unica università statale, la Somali National University aperta nel 1970 a Mogadiscio anche con la collaborazione dell’Italia, come già ricordato sulle colonne di Universitas. L’ateneo è rimasto chiuso dal 1989 al 2014 a causa della guerra civile che ha dilaniato la Somalia. Nel frattempo, nel vuoto creatosi nella gestione dell’istruzione superiore, tra il 2004 e il 2014 sono sorte ben 50 istituzioni che reclamavano di offrire istruzione superiore a 50.000 studenti, e il numero è continuato a crescere: oggi si contano più di 100 università nel paese, 60 delle quali solo a Mogadiscio. Il “boom” è ancora più sconcertante considerato che, con situazioni di maggiore stabilità, il Kenya ha 58 università, la Tanzania 47 e l’Etiopia 36. «Solo nell’ultimo anno c’è stato qualche interesse del governo per l’istruzione superiore, ma in passato chiunque avesse del denaro ha potuto investire in questo settore senza alcun controllo» spiega il ricercatore Mahad Wasuge dell’Heritage Institute for Policy Studies, un think tank indipendente con sede nella capitale somala. In tal modo, molti studenti non ricevono un livello di istruzione adeguato e non risultano competitivi sul mercato del lavoro. Mancano, ha aggiunto, leggi nazionali e una commissione nazionale che possa favorire lo sviluppo delle facoltà universitarie delle quali la Somalia ha disperatamente bisogno per far decollare settori chiave dell’economia come l’industria mineraria, le scienze agrarie, la biologia marina piuttosto che scienze sociali o ragioneria.
Manuela Borraccino
(19 ottobre 2016)
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