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Grazie ad una petizione sul sito Change.org, pubblicata dalla facoltà di Scienze dell'Informazione dell'Università Complutense di Madrid, è stata smascherata l'amara realtà dei tirocini universitari in Spagna. L'iniziativa, dal titolo provocatorio #GratisNoTrabajo, ha già raccolto più di 75.000 firme e descrive la prassi comune a sempre più aziende di sfruttare gli stagisti senza dar loro alcuna remunerazione.
Tale abitudine non sembra prerogativa della sola Spagna. Già nel 2013 un sondaggio della Commissione europea su quasi 13.000 giovani europei ("The experience of traineeships in the EU") confermava che un 58% di tirocinanti spagnoli avevano dichiarato di non aver ricevuto nessun compenso. Il miglioramento degli indici economici spagnoli, registrato tra il 2014 e il 2015, secondo un articolo del quotidiano El Mundo si deve solo all'aumento del numero di stagisti. Seppur semplificando, il quotidiano spagnolo svelava un fenomeno esistente e comprovato dai numeri: nel 2013 erano 20.000 gli stagisti che lavorano in azienda, mentre nel 2015 sono aumentati a 70.000.
Ciò che stupisce e indigna maggiormente è che tra queste migliaia di giovani non risultano coloro che, seppur lavorando in aziende, non hanno ricevuto remunerazione né erano iscritti ad alcuna forma di contribuzione della previdenza sociale. Nel 2015 sono stati circa 180.000 gli stagisti in questa situazione, il che ha consentito alle aziende di non contrattualizzare i lavoratori e, al contempo, di "offrire" agli universitari la possibilità di acquisire un'esperienza professionale. Sempre secondo il quotidiano El Mundo, alla domanda se gli stage universitari risultassero utili nell'ambito professionale, il 91% dei giovani spagnoli ha risposto affermativamente.
A regolamentare i tirocini universitari è il Real Decreto 592/2014, che stabilisce: "i tirocini costituiscono un'attività di carattere formativo, il cui obiettivo è quello di completare e mettere in pratica le conoscenze apprese durante la formazione accademica, favorendo l'acquisizione di competenze funzionali all'esercizio di attività professionali e aumentando le possibilità di occupazione".
Il decreto, tuttavia, lascia privi di regolamentazione alcuni punti importanti, come ad esempio la remunerazione e le condizioni del tirocinio (durata, orari ecc.); in altri casi è in evidente contrasto con la realtà. Se per legge i tirocini non possono implicare "in nessun caso obblighi propri di un rapporto lavorativo", a molti stagisti è stato chiesto (quasi imposto) di formare i propri sostituti, attività normalmente di competenza dei dipendenti. Così come, a detta del 72% dei giovani spagnoli, le condizioni in azienda in termini di ore e carichi lavorativi erano equivalenti a quelli dei lavoratori regolari.
Elena Cersosimo (30 maggio 2016)
(Fonte: Becarios en España: "No queremos trabajar gratis", Aceprensa.com - 6 aprile 2016)
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