A tre mesi dal terremoto che ha profondamente segnato la regione abruzzese, il suo capoluogo, le sue istituzioni pubbliche e produttive, costringendo decine di migliaia di suoi abitanti in ricoveri precari, appare evidente che per affrontare le difficoltà e gli ostacoli dell’immediato futuro, oltre al flusso di mezzi economici lodevolmente affluiti e ai progetti di ricostruzione definiti tempestivamente, occorrerà la speranza, fondata sulla volontà unanime di autorità pubbliche italiane e internazionali di dedicare le migliori energie all’opera di ricostruzione e sulle risorse d’intelligenza e di caparbio impegno che gli stessi abruzzesi dedicheranno alla rinascita delle zone colpite: una speranza che ha altresì bisogno di essere alimentata da una protratta condivisione di tutti.
Di fronte ad un evento naturale di tanta amplitudine distruttiva che ha riguardato direttamente un’istituzione di studi superiori d’importanza vitale per la regione, l’Ateneo aquilano, Universitas - voce da sempre partecipe delle vicende universitarie, che degli atenei rievoca la storia, illustra i cambiamenti, commenta le scelte - ha inteso dare un contributo informativo alla sua rinascita. Ha dedicato pertanto all’Aquila e al suo ateneo la consueta rubrica monografica della rivista, in cui ha raccolto testimonianze di chi ha vissuto le prime decisive ore dopo il sisma e da conto delle concrete forme di solidarietà messe prontamente in essere da governo, ministero dell’università, singoli atenei, Conferenza dei rettori, docenti e studenti di tutta Italia
Il Senato accademico dell’Università nella seduta del 6 maggio, a un mese dal sisma, affermava “la ferma volontà e impegno a ripristinare le strutture danneggiate”, evitando la dispersione nel territorio che”rischia di separare pericolosamente la didattica dalla ricerca”. La dislocazione temporanea della didattica in sedi vicine (Avezzano, Sulmona, Celano) ha consentito la regolare ripresa dopo il terremoto, ma è apparsa subito comune volontà delle autorità accademiche di mantenere la strutturazione dell’Ateneo nei tre Poli delle facoltà umanistiche a San Salvatore, di Ingegneria ed Economia a Roio, di Scienze, Biotecnologie, Medicina e Psicologia a Coppito. Con accenti vibranti il rettore Di Orio prospetta nel suo contributo un forte dinamismo progettuale nel reimpostare la missione dell’istruzione universitaria e della ricerca nel capoluogo abruzzese; dalle competenze già acquisite dalle facoltà dell’ateneo per studiare i fenomeni naturali e le ripercussioni che essi possono determinare sulla comunità a tutti i suoi livelli, può, infatti, derivare una specifica identità culturale per l’Università dell’Aquila da riconoscere in campo internazionale mediante l’istituzione di specifici centri di ricerca con sede nella città.