Quali tipi di lavoro saranno disponibili fra 10 anni? Come cambiano le qualifiche e le competenze richieste in tutta l'Unione Europea? Istruzione e formazione oggi impartite ai cittadini europei saranno loro utili per trovare un lavoro in futuro? A queste domande risponde l'iniziativa "New skills for new jobs" (traducibile in "nuove competenze per nuovi lavori"), progettata congiuntamente dalla Commissione Europea e dagli Stati membri nel 2008 e varata ufficialmente lo scorso 23 novembre all'interno delle azioni relative alla strategia "Europa 2020", ad integrazione del Programma "Youth on the move" (vedi l'articolo del 3 novembre in questo sito).
Attualmente l'Unione europea sta cercando di dare risposta a due grandi problemi: l'alto numero di disoccupati (23 milioni) e le difficoltà di reclutamento in posizioni lavorative richiedenti qualificazioni più elevate. Questa iniziativa, che per il finanziamento attinge a strumenti comunitari già esistenti quali ad esempio il Fondo Sociale Europeo (FSE), delinea 13 interventi chiave volti a riformare i mercati del lavoro, migliorare le competenze e renderle consone alla domanda del mercato al fine di accrescere l'occupabilità e rendere più agevole il passaggio da un posto di lavoro all'altro, migliorare le condizioni lavorative e la qualità del lavoro e creare nuovi posti di lavoro. Essa rappresenta un prezioso contributo della Commissione per raggiungere l'obiettivo di un tasso di occupazione pari al 75% per le persone in età tra 20 e 64 anni entro la fine del prossimo decennio. Si calcola che entro il 2015 l'Unione europea avrà bisogno di 2,7 milioni di lavoratori altamente qualificati nei settori dell'informatica (circa 700.000 gli specialisti TIC), della sanità e della ricerca (oltre 1 milione di ricercatori).
La strategia "Europa 2020" evidenzia l'importanza di accrescere il tasso dei giovani inseriti nell'istruzione superiore o professionale equivalente, portandolo almeno alla soglia del 40%. A breve sarà avviata una "Panoramica UE delle competenze", per tracciare una previsione delle abilità necessarie in futuro e costituire così un legame più stretto tra il mondo del lavoro e quello dell'istruzione e della formazione in genere, mettendo in grado i singoli di dimostrare il loro bagaglio di abilità in modo trasparente e comparabile grazie al "Passaporto europeo delle competenze".
Maria Luisa Marino