Oecd, Paris 2013, pp. 466
Il Rapporto OECD Skills Outlook 2013 (*) evidenzia le diverse modalità in cui gli adulti possono sviluppare, utilizzare e trarre vantaggio dalle loro competenze per l’inserimento occupazionale, tenuto conto che le diseguaglianze in capacità si traducono inevitabilmente in diseguaglianze di reddito e di sviluppo socio-economico. L’indagine (**) – che si inquadra nell’ambito del PIIAC (Programme for the International Assessment of Adult Competencies) – mostra che sul piano individuale le competenze, oltre a trasformare la vita, sono veicolo di benessere, di inclusione e di aggregazione sociale, mentre, a livello dei singoli Stati, l’inadeguatezza del capitale umano si traduce nel rischio di perdere competitività nell’economia mondiale globalizzata.
Indirettamente viene analizzata l’efficacia dei sistemi formativi nazionali, sottolineandone le carenze e affermando la necessità di potenziare gli investimenti diretti al miglioramento del capitale umano sia con attività formative tradizionali che permanenti. Il Rapporto uno strumento informativo utile e pertinente nell’adozione delle appropriate misure e nell’investimento delle risorse, atteso che la combinazione di un’istruzione di base insufficiente e la mancanza di opportunità migliorative tende potenzialmente a trasformarsi in un circolo vizioso in cui il basso livello di competenze genera un minor numero di opportunità di ulteriore sviluppo delle competenze e viceversa.
Le significative differenze tra Paesi, purtroppo, vedono l’Italia in posizione svantaggiata in non pochi indicatori:
- sul livello delle competenze linguistiche e matematiche;
- per formazione scolastica;
- per fasce generazionali;
- per provenienza sociale;
- di genere;
- per misure di formazione permanente attuate;
- per utilizzo delle competenze nell’attività lavorativa.
Ovunque è confermata una forte interconnessione tra il percorso scolastico individuale (ivi compresi i metodi pedagogici, etici e organizzativi) – correlato a quello dei coetanei – che è destinato a influenzarne il posizionamento futuro in seno alla società. Sta dunque ai decisori politici nazionali adottare le adeguate misure sia per assicurare qualità ed equità delle opportunità formative a livello scolastico e professionale che per favorire l’utilizzo delle competenze già disponibili. Un vademecum, che per gli osservatori OECD si riassume essenzialmente in tre azioni chiave: preservare i fondi destinati alla formazione dai tagli di bilancio imposti dalla crisi economica in atto; assicurare un’istruzione solida e una formazione iniziale di qualità; garantire valide opportunità formative durante l’intero arco della vita.
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Maria Luisa Marino
(*) La prima Indagine del genere è stata effettuata dall'1/8/2011 al 31/3/2012 con 166.000 interviste ad adulti in età 16-65 anni, residenti – indipendentemente dalla nazionalità, cittadinanza o lingua – in uno dei 24 Paesi esaminati: 22 Stati membri dell’OCSE – 17 dei quali facenti parte anche dell’Unione Europea – e 2 Stati partner (Cipro e Federazione Russa). Nel 2016 saranno resi noti i risultati di una seconda Indagine effettuata nel 2012 ed estesa a ulteriori 9 Paesi (Cile, Grecia, Indonesia, Israele, Lituania, Nuova Zelanda, Singapore, Slovenia e Turchia).
(**) L’Indagine OCSE – in collaborazione con la Commissione Europea e un Consorzio Internazionale guidato da Educational Testing Service (TES) – segue a 10 anni di distanza i risultati di quella denominata PISA (Programme for International Student Assessment) volta a misurare i risultati dell’insegnamento/apprendimento nei confronti degli alunni quindicenni, mutuandone gli stessi strumenti di valutazione, essenzialmente basati sulla misurazione delle competenze linguistiche (capacità di capire e affrontare in maniera adeguata i testi scritti), matematiche (capacità di utilizzare concetti numerici e matematici) e sull’utilizzo delle nuove tecnologie.