Gli universitari guardano al mondo del lavoro - Scelte e aspettative dei giovani italiani è la ricerca che Eumetra Monterosa svolge ormai da tre anni per L’Oréal Italia. Un osservatorio da cui si possono analizzare i dati relativi al passaggio dall’università al mondo lavoro. I temi centrali dell’indagine 2016 sono internazionalizzazione, alternanza formazione-lavoro, stage.
Anche quest’anno, la presenza di rappresentanti degli atenei è stata importante, a significare il coinvolgimento sempre più profondo del mondo accademico. Alla tavola rotonda di presentazione dei risultati della ricerca (svoltasi a Milano) hanno partecipato Cristina Scocchia, presidente e amministratore delegato di L’Oréal Italia; Luca Nascimben, direttore HR CPD L’Oréal Italia; Cristina Messa, rettore dell’Università di Milano-Bicocca; Giovanni Azzone, rettore del Politecnico di Milano; Stefano Caselli, prorettore all’internazionalizzazione dell’Università Bocconi di Milano; Giuseppe De Luca, prorettore alla didattica dell’Università di Milano; Luciano Mannheimer, di Eumetra Monterosa.
Tra i dati messi in evidenza dalla ricerca ci sono una marcata competitività e un orizzonte che sempre più oltrepassa i confini nazionali. È infatti in crescita rispetto alla rilevazione 2015 (29%) l’intenzione di fare un’esperienza all’estero (33%); contemporaneamente, cala il numero di coloro che non hanno fatto né desiderano fare tale esperienza (49% contro il 60% rilevato nel 2014).
Il tasso di soddisfazione rimane alto, confermando che l’uscita dal proprio paese ha sempre un valore positivo. I dati 2016 ci dicono che l’esperienza di studio è valutata positivamente dal 51% degli intervistati e molto positivamente dal 35%; l’esperienza di lavoro riscuote rispettivamente 51% e 27%.
Per quanto riguarda le opportunità di inserimento nel mercato del lavoro, i dati sono schiaccianti: l’84% ritiene che siano maggiori all’estero che in Italia. Le cause sono purtroppo “le solite note”: maggiore valore al merito, mercato del lavoro più aperto e flessibile, sistema formativo che offre una preparazione più adatta alle richieste del mercato. La classifica dei paesi più appealing vede in testa la Germania che riscuote un 42% di preferenze, seguita dagli Stati Uniti (29%) e a breve distanza il Regno Unito (27%). Si stanno affacciando nella top ten anche i Paesi del nord Europa come Danimarca e Svezia che si aggiudicano rispettivamente il 14 e l’11%.
Se i giovani sono intenzionati a cercare lavoro soprattutto all’estero (60%), il loro biglietto rimane aperto e non escludono il viaggio di ritorno: a patto, però, di trovare un lavoro stimolante (59%), uno stipendio più alto (48%) o un posto di prestigio (48%). Solo il 26% sarebbe risposto a rientrare in Italia se trovasse un’azienda più interessante. È significativo il fatto che l’esperienza all’estero sia vissuta dalla quasi totalità degli intervistati (92%) come un’opportunità/scelta di vita, e non come un percorso obbligato in tempi di crisi.
Nonostante quello che si potrebbe pensare, l’ottimismo è incrollabile: l’81% degli intervistati crede che lavorerà, convinzione che arriva al 93% tra gli studenti all’estero. Rimane ad alto livello anche la fiducia in un lavoro etico, soddisfacente e coerente con gli studi svolti.
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Ma qual è il lavoro preferito dai giovani? Se quello in azienda continua a riscuotere grandi consensi, è in crescita anche la libera professione (in tempi di crisi è più facile forgiare da soli il proprio futuro?). Tra le caratteristiche del lavoro, al primo posto rimane la preferenza per un lavoro interessante e appagante, ma sono in crescita anche il desiderio di fare carriera e di avere uno stipendio adeguato.
In questo quadro di generale mobilità, come si colloca lo stage? In Italia lo ha fatto il 42% degli studenti, quasi sempre entro i confini nazionali (94%) e di breve durata (fino a 2 mesi per il 50% degli intervistati). La spinta è principalmente perché lo impone il percorso di studi, seguita dal desiderio di fare una prima esperienza di lavoro. Non stupisce quindi che il canale che aiuta di più nella ricerca dello stage sia proprio l’università, attraverso il proprio sito o grazie all’organizzazione di incontri con le aziende. I freni allo stage sono molti e non tanto di carattere economico, quanto perché ritenuta poco concreta la possibilità che ne derivi un lavoro. Tuttavia è considerato una buona occasione per imparare dagli altri, per acquisire competenze tecniche e imparare a lavorare in squadra e, nonostante tutto, l’indice di soddisfazione in chi l’ha fatto è alto (83%). Anche le attese nei confronti delle aziende sono alte: infatti i giovani si aspettano che l’azienda offra allo stagista un percorso di crescita, che favorisca maggiormente l’inserimento nell’azienda stessa (o almeno nel mercato del lavoro), e che offra una retribuzione migliore.
Isabella Ceccarini
(dicembre 2016)